L'Enciclopedia dei Mostri: AB, CDE, FG, HIJKL, MNO, PQRS, TUVWXYZ
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I MOSTRI DALLA A ALLA Z: 
Leviatano

Frontespizio del Leviatano di Hobbes: il gigante che si erge sulla montagna
Il Leviatano è il nome di un terribile mostro marino citato nella Bibbia. 
Il filosofo Thomas Hobbes userà questo nome per dare il titolo a un celebre trattato (Londra 1651) di filosofia politica, in cui viene giustificato lo Stato assoluto. Il potere dello Stato è infatti paragonato alla forza del terribile mostro descritto da Giobbe, ed è necessario per mantenere la pace e la convivenza tra gli uomini.

Ecco là il mare grande, vasto, immenso...
e il mostro che Tu hai creato per scherzar con esso

(Salmi, 103, 25-26) 

In quel giorno, con la sua spada dura, grande e forte, il Signore, visiterà Leviathan, il serpente guizzante, Leviathan, il serpente tortuoso, e ucciderà il mostro che è nel mare.
(Isaia, 27, 1)

In Giobbe (40, 20-28) Dio si vanta di aver generato questo mostro marino, simbolo della potenza del Creatore.

Confronti: Vedi mostri biblici


(AZ)


Letture: Giobbe (41, 1-27)

Ecco, la tua speranza è fallita,
al solo vederlo uno stramazza.
Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo
e chi mai potrà star saldo di fronte a lui?
Chi mai lo ha assalito e si è salvato?
Nessuno sotto questo cielo.
Non tacerò la forza delle sue membra:
in fatto di forza non ha pari.
Chi gli ha mai aperto sul davanti
il manto di pelle
e nella sua doppia corazza chi può penetrare?
Le porte della sua bocca chi mai ha aperto?
Intorno ai suoi denti è il terrore!
Il suo dorso è a lamine di scudi,
saldate con stretto suggello;
l'una con l'altra si toccano,
sì che aria fra di esse non passa:
ognuna aderisce alla vicina,
sono compatte e non possono separarsi.
Il suo starnuto irradia luce
e i suoi occhi sono
come le palpebre dell'aurora.
Dalla sua bocca partono vampate,
sprizzano scintille di fuoco.
Il suo fiato incendia carboni
e dalla bocca gli escono fiamme.
Nel suo collo risiede la forza
e innanzi a lui corre la paura.
Le giogaie della sua carne sono ben compatte,
sono ben salde su di lui, non cascanti.
Il suo cuore è duro come pietra,
duro come la pietra inferiore della macina.
Quando si alza,
si spaventano i forti
e per il terrore restano smarriti.
La spada che lo raggiunge non vi si infigge,
né lancia né freccia né giavellotto;
stima il ferro come paglia,
il bronzo come legno tarlato.
Non lo mette in fuga la freccia,
in pula si cambian per lui
le pietre della fionda.
Come stoppia stima una mazza
e si fa beffe del vibrare dell'asta.
Al disotto ha cocci acuti
e striscia come erpice
sul molle terreno.
Fa ribollire come pentola il gorgo,
fa del mare come un vaso di unguenti.
Dietro a sé produce una bianca scia
e l'abisso appare canuto.
Nessuno sulla terra è pari a lui,
fatto per non aver paura.
Lo teme ogni essere più altero;
egli è il re su tutte le fiere più superbe.
 

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