Il filosofo Leibniz |
![]() Leibniz credeva nella grande catena dell'essere: secondo questa concezione - che si appoggiava alle analogie riscontrate dall'anatomia comparata tra le strutture degli animali - nella creazione Dio aveva variato in tutti i modi un unico originario progetto, il che spiegava per esempio l'omologia degli arti dei mammiferi, delle zampe degli insetti, delle ali degli uccelli e delle pinne dei pesci. I mostri venivano inquadrati in questo paradigma esplicativo: facevano parte delle infinite sfumature della natura, testimonianza dell'infinita e insondabile potenza divina. Anche per Malebranche (1638-1715) le leggi naturali stabilite da Dio lasciano il posto a una serie di disordini che non mettono in gioco assolutamente la Provvidenza. Così, lo scienziato pone l'accento sulle cause esterne che portano alla formazione dei mostri, prima fra tutte l'immaginazione della donna. L'esempio citato è quello della madre che durante la gestazione aveva assistito al supplizio di un condannato alla rota e aveva partorito un figlio "rotato". (AZ) |
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