L'Enciclopedia dei Mostri: AB, CDE, FG, HIJKL, MNO, PQRS, TUVWXYZ
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I MOSTRI DALLA A ALLA Z: 
Lo Yeti

Fotomontaggio 
Quando gli scalatori europei iniziarono a cimentarsi con le montagne del Nepal e del Bhutan, riportarono voci di avvistamenti di grossi animali bipedi incontrati durante le spedizioni.
Nel 1951 gli scalatori inglesi Eric Shipton e Micheal Ward si trovavano sul ghiacciaio Menlung, in Nepal, a quota 6.000 metri. Con grande stupore notarono sulla neve impronte fresche per più di un chilometro. Le impronte erano lunghe quasi 50 centimetri, larghe 30 e molto profonde, a confermare che l'animale che le aveva lasciate era gigantesco e pesante. Ma a parte le formidabili dimensioni erano del tutto simili a quelle umane, con cinque dita ben distinte. Di sicuro non poteva trattarsi di un orso. Le foto scattate da Shipton e Ward finirono sui quotidiani occidentali e da quel momento il pacifico Yeti divenne l'abominevole uomo delle nevi, il mostro dell'Himalaya.
Nel 1970 l'inglese Don Whillas durante un'escursione sui nevai dell'Annapurna scattò diverse fotografie di orme che non potevano appartenere ad alcun animale conosciuto nella zona. Whillas dichiarò di aver scorto quella stessa notte uno Yeti sulla cresta della montagna sovrastante il campo base.
Secondo gli scettici lo Yeti non sarebbe altro che l'orso rosso himalayano o la scimmia entello. Questi animali fanno parte della fauna tibetana e nepalese, ma difficilmente si potrebbero avventurare sui ghiacciai dell'Himalaya. L'entello, inoltre, non ha certo le dimensioni dello Yeti.

Confronti:
Vedi abominevoli uomini delle nevi

(LB)


Lo Yeti secondo Slavomir Rawicz

Nel 1952 il polacco Slavomir Rawicz pubblicò La lunga marcia, libro in cui racconta la sua fuga da un campo di concentramento in Siberia durante la seconda guerra mondiale. Rawicz, in compagnia di altri sei evasi, avrebbe tagliato il confine sovietico, attraversato tutto il deserto dei Gobi (cosa in realtà poco plausibile per un gruppo di evasi mal equipaggiati), varcato l'Himalaya e raggiunto l'India, che rappresentava la libertà. Durante questa incredibile avventura ebbe modo di incontrare una coppia di Yeti. I fuggiaschi si trovavano in un punto imprecisato fra i ghiacci del Sikkim quando si imbatterono in due altissimi bipedi coperti di pelo. Lo Yeti di Rawicz è straordinariamente robusto, ha braccia lunghe fino alle ginocchia e un enorme torace.

Lo Yeti secondo Edmund Hillary

Due testimoni famosi dello Yeti sono il neozelandese Edmund Hillary e il nepalese Tenzing Norgay, che per primi conquistarono l'Everest, nel 1953. Proprio durante questa storica impresa scoprirono nella neve impronte smisurate. In seguito Hillary divenne un convinto assertore dell'esistenza del misterioso mammifero e capeggiò varie spedizioni per rintracciare l'uomo delle nevi. Nel 1961 lo scalatore tornò dal monastero Khumjung esibendo lo scalpo di uno Yeti.

Lo Yeti italiano

Anche l'Italia forse ha il suo "Yeti". O almeno lo ha avuto per un certo periodo: alla fine della primavera del 1986 in alcune contrade dell'irpina Val di Lauro apparve una sorta di uomo peloso con lunghe orecchie a punta, alto circa tre metri. Fra le ipotesi formulate dai commissariati locali, la più verosimile era quella di un grande orso fuggito da un circo o dal vicino Parco Nazionale d'Abruzzo, ma gli accertamenti diedero esiti negativi. Alcuni agenti di polizia riferirono di impronte gigantesche paragonabili a quelle di un elefante e, per almeno due settimane, il mostro seminò il terrore tra i contadini, costretti a circolare armati di forconi o fucili. Il 3 giugno uscì la notizia più strabiliante: nella notte due insegnanti delle scuole medie locali avevano visto una coppia di uomini-orso salire su una sorta di disco volante e decollare a velocità supersonica. Erano extraterrestri? La testimonianza era davvero bizzarra, ma è curioso notare che quello fu uno degli ultimi avvistamenti. Proprio alla vigilia dell'estate, stagione di psicosi e mostri in prima pagina, lo scoop sullo Yeti irpino se ne volava via su un'astronave.

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