Argo tutt'occhi fu trasformato in pavone |
![]() Il mito narra che Io fosse una sacerdotessa del tempio di Era ad Argo. Divenuta amante di Zeus, fu trasformata in vacca e affidata alla vigile custodia di Argo. Zeus, che voleva ricongiungersi con la sua amata, ordinò a Ermete (Mercurio) di uccidere il mostro. Il dio riuscì nell'impresa grazie alla sua proverbiale furbizia, ma Argo, dopo la morte, fu reso immortale e trasformato da Era in pavone, uccello a lei sacro, e l'immagine dei suoi tanti occhi rimane ancora oggi effigiata sulla coda di questo uccello. Fra le varie imprese compiute da questo personaggio si ricordano le uccisioni di vari mostri, fra i quali l'Echidna, un Satiro ladro di bestiame e un toro che devastava l'Arcadia. La storia di Io e Argo si trova rappresentata sullo scudo di Turno, re dei Rutuli: "...Lo scudo era d'acciajo, e d'oro intorno Tutto commesso, e d'òr nel mezzo un'Io Era scolpita, che già 'l manto e l'ceffo, Le setole e le corna avea di bue; Memorabil soggetto! Eravi appresso Argo che la guardava..." (Eneide, VII, 1199-1205). Anche Dante cita Argo nella descrizione della Processione Mistica: i quattro animali che rappresentano i quattro Vangeli, infatti, hanno "... le penne piene d'occhi; e li occhi di Argo, se fosser vivi, sarebber cotali..." Dante (Pg. XXIX, 95). (MdR) |
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