Il filosofo Aristotele: un approccio scientifico al mistero dei mostri |
![]() Come Empedocle, Democrito e Ippocrate, anche Aristotele considera i mostri come fenomeni perfettamente naturali, non come prodigi divini e innaturali. L'insorgenza delle mostruosità è ricondotta a una teoria biologica ed embriologica. La generazione è spiegata attraverso una teoria che vede nel seme maschile la capacità di imprimere la forma del nascituro, mentre alla femmina è riservato l'apporto della materia di crescita e sviluppo. I mostri per difetto - gli individui senza braccia o senza gambe, per esempio - si spiegano con la scarsità della semenza al momento del concepimento. Se viceversa c'è sovrabbondanza di seme possono nascere i mostri per eccesso, con quattro braccia, due teste e così via. Oltre a questi mostri deformi Aristotele aggiunge quelli per ibridazione: come il cavallo e l'asino possono generare un individuo intermedio tra le due specie, così, possono originarsi molti altri esseri "bigeneri", purché le dimensioni degli animali e i tempi di gestazione siano simili. Il cane, per esempio, si sarebbe per lui potuto incrociare con il lupo, la volpe o la tigre. L'approccio scientifico di Aristotele, tuttavia, riguardava più il problema della teratologia che non quello della zoologia. Per quanto riguarda la credenza di animali mostruosi e di incroci favolosi, la cultura greca continuò a produrre e a documentare improbabili credenze che si ritroveranno per tutta l'epoca latina, il Medioevo, sino ai bestiari del 1500. (AZ) |
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