L'Enciclopedia dei Mostri: AB, CDE, FG, HIJKL, MNO, PQRS, TUVWXYZ
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LA STORIA DE MOSTRI, DAL MITO ALLA SCIENZA: 
I Greci: Aristotele

Il filosofo Aristotele: un approccio scientifico al mistero dei mostri
La conquista dell'India da parte di Alessandro Magno, nel 326 a.C., contribuì a fare chiarezza su quelle regioni non solo da un punto di vista geografico, ma anche per quanto riguarda la fauna favolosa che vi abitava. La spedizione era infatti seguita da una schiera di scienziati che descrivevano e studiavano con precisione ogni cosa. Così, molti reperti e testimonianze giunsero finalmente in Occidente. Il grande Aristotele, per esempio, il primo studioso che tentò di raccogliere sistematicamente le conoscenze zoologiche e biologiche dell'epoca, era stato appunto precettore di Alessandro alla corte del padre Filippo II di Macedonia, e dall'Oriente si era fatto inviare un'invidiabile collezione di animali che aveva potuto studiare anche da un punto di vista anatomico. Questo approccio scientifico al problema dei mostri verrà ripreso in tutte le epoche successive, e riecheggerà in modo manifesto persino nel XVIII secolo nelle opere di naturalisti del calibro di Buffon

Come Empedocle, Democrito e Ippocrate, anche Aristotele considera i mostri come fenomeni perfettamente naturali, non come prodigi divini e innaturali. L'insorgenza delle mostruosità è ricondotta a una teoria biologica ed embriologica. La generazione è spiegata attraverso una teoria che vede nel seme maschile la capacità di imprimere la forma del nascituro, mentre alla femmina è riservato l'apporto della materia di crescita e sviluppo. 

I mostri per difetto - gli individui senza braccia o senza gambe, per esempio - si spiegano con la scarsità della semenza al momento del concepimento. Se viceversa c'è sovrabbondanza di seme possono nascere i mostri per eccesso, con quattro braccia, due teste e così via. 

Oltre a questi mostri deformi Aristotele aggiunge quelli per ibridazione: come il cavallo e l'asino possono generare un individuo intermedio tra le due specie, così, possono originarsi molti altri esseri "bigeneri", purché le dimensioni degli animali e i tempi di gestazione siano simili. Il cane, per esempio, si sarebbe per lui potuto incrociare con il lupo, la volpe o la tigre.

L'approccio scientifico di Aristotele, tuttavia, riguardava più il problema della teratologia che non quello della zoologia. Per quanto riguarda la credenza di animali mostruosi e di incroci favolosi, la cultura greca continuò a produrre e a documentare improbabili credenze che si ritroveranno per tutta l'epoca latina, il Medioevo, sino ai bestiari del 1500.

(AZ)

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