Raffigurazione del diavolo |
![]() In epoca paleocristiana e soprattutto durante il Medioevo il diavolo è spesso raffigurato come mostro rivoltante, incrociato con elementi di varia natura: può essere un cane rabbioso, come nel Trionfo della morte nel Camposanto di Pisa; arpia, nei capitelli del duomo di Modena; ibrido simile a un rospo, nell'Apocalisse di Bamberga. Più tardi vengono accentuate le caratteristiche mostruose e animalesche mescolate a quelle umane. Belzebul, secondo Matteo, è il principe dei diavoli e, nell'iconografia medievale è rappresentato come un gigante con la testa circondata dal fuoco, corna, ali di pipistrello, piedi di anatra, coda di leone corpo ricoperto di peli neri e folti. In modo simile, la rappresentazione del demonio presente nell'immaginario popolare è con le corna, la coda, le ali da pipistrello, ma un tema molto ricorrente è la capacità di cambiare le proprie orrende sembianze e trasformarsi in elegante ed affascinante nobiluomo, in donna avvenente e sensuale, o in animale, per ingannare e tentare l'uomo a seconda delle occasioni. Nel medioevo non sono rari i dipinti e le raffigurazioni del diavolo con le mammelle, così come gli esseri diabolici sono talvolta raffigurati con evidenti mostruosità nelle sedi genitali e glutee. Nello stesso periodo il simbolismo legato alla donna si accentua e si sviluppa così il mito della strega, in cui la società medievale proiettava l'immagine malefica della donna: la strega che si accoppia con il demonio genera mostri e incroci immondi. Aldrovandi evita di soffermarsi sulla possibilità di accoppiamento tra uomini e demoni, ma altri successivamente, tra cui Liceti, accettarono esplicitamente questa possibilità. Opinione comune era che certe nascite mostruose derivassero da una diabolica partecipazione durante il coito: i demoni trasformati in uomini (incubi) o donne (succubi), tema, questo, che si rintraccia sino ai giorni nostri per esempio attraverso film come Rosmary's baby di Roman Polansky. Confronti: Vedi: Lucifero (AZ) |
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