L'Enciclopedia dei Mostri: AB, CDE, FG, HIJKL, MNO, PQRS, TUVWXYZ
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I MOSTRI DALLA A ALLA Z: 
Uomini scimmia, selvaggi, yeti e pigmei

Scimmia antropomorfizzata, stampa che circolava ancora alla fine del '700 
Nella cultura greca i pigmei erano una popolazione mostruosa che veniva collocata nelle lontane e imprecisate terre d'India e d'Africa. Alti meno di mezzo metro, secondo la leggenda erano acerrimi nemici delle gru e venivano spesso raffigurati durante combattimenti con questi uccelli. Il mito spiega che una bellissima fanciulla pigmea, ostile ad Era, appena dopo la nascita del figlio fu trasformata dalla dea in gru. Avendo cercato di riprendersi il figlio, non riconosciuta dai compagni, fu scacciata e da allora cerca di riappropriarsene ingaggiando lotte feroci con i pigmei. Interessante notare che miti analoghi si ritrovano anche in Arabia, Cina e America.

Va detto che, presso i Greci e i Romani, le scimmie antropomorfe non erano conosciute. Spesso le notizie distorte di questi animali venivano interpretate in senso mostruoso, scambiate per mostri umani e selvaggi. Successivamente, con il termine pigmeo, ancora sino al '700, si indicano varietà di scimmie antropomorfe come lo scimpanzé, spesso non incluse nel regno animale, ma considerate come una sorta di anello di congiunzione tra l'uomo e le fiere. Spesso i pigmei sono associati ai Negri e ai giganti, come per esempio nelle opere di Maupertuis.

Il mondo greco e romano aveva avuto soltanto notizie indirette dell'esistenza di grandi scimmie antropomorfe che venivano descritte e raffigurate dai viaggiatori in modo confuso, fortemente antropomorfizzato in pratica come uomini mostruosi. Le scimmie, perciò, vengono spesso confuse con i selvaggi. Nel 470 a.C., Annone, un ammiraglio cartaginese che esplorava la costa africana scrive il Periplus Hannonis in cui racconta di un'isola dove vivono molti selvaggi: 

"La maggior parte di essi erano femmine dal corpo ruvido e peloso, che i nostri interpreti chiamavano gorilla. Li inseguimmo. Tre delle loro donne, le quali in nessun modo volevano seguirci, si rivoltarono contro la nostra gente mordendola e graffiandola al punto che dovemmo ucciderle". 

Non è chiaro se si trattasse di gorilla o di scimpanzé, tuttavia la descrizione è interessante perché mostra come questi animali venissero considerati più dei selvaggi che degli animali. 

Per tutto il medioevo non si trovano accenni all'esistenza e alla conoscenza di scimmie antropomorfe, e i racconti di queste strane creature si ritrovano soltanto nell'era moderna sulla base dei racconti di viaggiatori e commercianti. Sia i racconti che le illustrazioni sono fortemente umanizzate: nel '500 si trova l'illustrazione di una scimmia che tiene un dromedario per le briglie. Un motivo costante che si ritrova persino nelle opere di Buffon è la raffigurazione di questi animali che si appoggiano su un bastone. Un'incisione dei fratelli De Bry raffigura due scimmie che si infilano degli stivali prima di fuggire alla cattura.
Le caratteristiche umane disegnate dagli illustratori rivelano l'intento di raffigurare senza aver visto direttamente ciò che veniva narrato dai viaggiatori: la posizione eretta è perfetta, il pelo è concentrato sulla testa, la mano tiene un bastone.

Samuel Purchas nel 1625 nel Hakluytus Posthmus or Purchas his pilgrimes, narra delle avventure di Andrews Battell, costretto a vivere a lungo nelle foreste dell'Angola. Quella regione d'Africa era abitata da due generi di mostri: 

"il più grande di questi due mostri nella loro lingua si chiama pongo, il più piccolo engeco. Questo pongo, per quanto riguarda le proporzioni è simile a un uomo mentre per la statura somiglia a un gigante, poiché è grandissimo e ha faccia umana, occhi infossati con lunghi peli sulle sopracciglia. Il volto e le orecchie sono prive di peli, come le mani. Il corpo è ricoperto di pelo non molto fitto, il colore è bruno. Non differisce dall'uomo se non per le gambe che non hanno il polpaccio. Procede sempre reggendosi sulle gambe e porta le mani alla nuca quando cammina per terra. Dorme sugli alberi e si costruisce ripari dalla pioggia. Si ciba di frutta che trova nei boschi e di noci, e non mangia nessun tipo di carne. Gli abitanti del luogo che attraversano i boschi accendono dei fuochi per il pernottamento e quando al mattino se ne vanno, arrivano i pongo e si siedono intorno ai fuochi finché non si spengono: essi infatti non hanno l'intelligenza di alimentarli con la legna. Si spostano in gruppi e uccidono molti negri che attraversano i boschi. Spesso attaccano gli elefanti che vanno a cibarsi dove si trovano, e li percuotono con pugni che sembrano mazzate e con rami di legno finché non fuggono lontano urlando. Questi pongo non vengono mai catturati vivi perché sono così forti che dieci uomini non sono in grado di trattenerne uno".

Nel 1698 l'anatomista Edward Tyson, membro della Royal Society, riuscì a sezionare un giovane scimpanzé, che allora veniva chiamato "pigmeo", concludendo che nella scala della natura era l'anello di congiunzione tra l'uomo e la scimmia. La vera distinzione era nella mancanza di facoltà nobili come il linguaggio, anche se dal punto di vista fisiologico non c'era nessuna differenza né nel cervello né nella laringe. 

Nel 1735 Carlo Linneo, nel Systema naturae, include nello stesso ordine degli Anthropomorpha, appartenente alla classe dei Quadrupedia, vengono incluse tanto le scimmie che gli uomini.
La confusione tra scimmie, uomini selvaggi ed esseri mostruosi si ritrova anche nell'opera di Buffon che mantiene l'iconografia tradizionale e fantasiosa e l'orango, per esempio, viene descritto nello stesso modo che si ritrova nei racconti dei viaggiatori: 

"una scimmia che sa portare armi, che utilizza pietre per attaccare e bastoni per la difesa [...]; ha una sorta di volto, tratti vicini a quelli dell'uomo, orecchie della stessa forma, capelli sulla testa e barba sul mento e una pelosità che non è altro che quella di un uomo allo stato di natura". 

(AZ)

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