L'Enciclopedia dei Mostri: AB, CDE, FG, HIJKL, MNO, PQRS, TUVWXYZ
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LA STORIA DE MOSTRI, DAL MITO ALLA SCIENZA: 
Maupertuis: ereditarietà e mostri

Frontespizio della Venere Fisica di Maupertuis
Nel 1744 Maupertuis pubblica la Dissertazione sul negro bianco e, l'anno successivo, la Venere fisica

Il primo studio partiva dall'osservazione di un caso di albinismo di un bambino di colore. Questo fenomeno aveva allora suscitato un grande interesse, ma lo scienziato sapeva che non era un evento così straordinario e che questo cambiamento di colore era un carattere ereditario che in Senegal aveva dato origine ad intere famiglie di negri bianchi. 
L'attacco alla teoria della preesistenza è mosso partendo dal problema degli ibridi: se la vita è preformata in un germe, come è possibile che la progenie abbia i caratteri di entrambi i genitori? 
La soluzione, ripresa nella Venere fisica, è che la vita nasce da un miscuglio di due semenze, quella maschile e quella femminile, che partecipano in egual misura alla creazione di un nuovo individuo. 
In questo contesto il problema dei mostri, come quello degli ibridi, è ricondotto a spiegazioni meccaniche. Lo studio del negro bianco, come quello di un caso di esadigitismo, rivelano che queste anomalie sono ereditarie, non possono perciò dipendere né da germi originariamente difettosi, né da casuali danneggiamenti. 

Maupertuis si rende perfettamente conto che alla base dei cambiamenti della specie ci sono delle variazioni casuali che generano mostri. Queste, essendo ereditarie, possono dare origine a popolazioni con nuove caratteristiche. Gli allevatori, del resto, sanno benissimo che non è difficile creare artificialmente delle nuove razze: 

"noi veggiam comparire razze di cani, di colombi, di canarini, che non erano avanti in natura. Questi non furono a principio che individui fortuiti; e l'arte e le replicate generazioni ne fecero tante spezie" (La Venere Fisica del Signor de Maupertuis, traduzione di Diodato Anniani, Venezia 1767 pagg. 115-6). 

Maupertuis, come molti uomini del '700 riteneva che l'ereditarietà dei caratteri acquisiti fosse una cosa possibile. Nella sua opera il rigore scientifico si accentua, le cause non naturali, come gli influssi delle comete o l'immaginazione delle madri, vengono respinte.
Nella Venere Fisica si ritrova la concezione che le deformità ereditarie col tempo tendano a scomparire, mentre le cose belle tendono ad affermarsi. Un'idea molto interessante perché apre la via a una nuova concezione evoluzionistica. 

Più tardi, nei Saggi di cosmologia (1750), sotto l'influenza delle speculazioni filosofiche di Diderot, Maupertuis arriva a rovesciare la concezione finalistica e provvidenziale della natura: i primi individui si sono prodotti per caso, perciò solo un piccolo numero di essi erano costituiti in modo che ogni loro parte potesse soddisfare i propri bisogni. 
In altre parole c'erano innumerevoli mostri, individui incoerenti che si sono certamente estinti: come avrebbero infatti potuto sopravvivere degli individui privi di bocca, o privi per esempio degli apparati per la generazione? Le specie che oggi possiamo vedere sono soltanto una piccola parte di quelle che sono state prodotte all'inizio del mondo.

L'embriologia viene da Maupertuis spiegata supponendo che le particelle organiche possiedano delle forze attrattive - esattamente come quelle inorganiche sono sottoposte all'attrazione gravitazionale newtoniana - che permettono loro di aggregarsi seguendo precise leggi biologiche.

(AZ)

Letture: Popolazioni con nuove caratteristiche

"[Le razze di giganti e di pigmei di cui hanno parlato moltissimi viaggiatori] si saranno in cotesti paesi stabilite o per la convenienza de' climi, o piuttosto, perché nel tempo, in cui cominciavano a comparire, saranno state caccite nelle suddette regioni dagli altri uomini che temuto avranno questi Colossi, o dispregiati questi Pigmei. Per quanti Giganti, Nani e Negri sieno nati fra gli altri uomini, la superbia o il timore armata avranno contro di loro la maggior parte del genere umano; e la spezie più numerosa avrà relegato queste razze deformi ne' reami meno abitati della terra. I Nani si saran ritirati verso il Polo artico: i Giganti saranno andati ad abitare le terre di Magellan; i Negri avran popolata la zona torrida".

Quanto poi alle variazioni mostruose che generano delle deformità, vediamo a volte nascere "razze di zoppi, di gottosi, di tisici: e per disgrazia non v'ha duopo per la guarigione d'una lunga serie di generazioni. Ma la saggia natura, non ha voluto che si perpetuassero cotesti difetti col renderceli disgustosi: le bellezze sono con più sicurezza ereditarie, la taglia, e la gamba che tanto ammiriamo, sono opere di molte generazioni, nel corso delle quali furono con ogni studio formate. Un Re del settentrione venne a capo di rendere poderosa e polita la sua nazione. Avea egli un gusto eccessivo per gli uomini d'alta statura e di bell'aspetto: chiamavali nel suo regno da tutt'i paesi; la fortuna rendeva felici tutti quelli ch'erano stati dalla natura formati d'eccedente grandezza
(La Venere Fisica del Signor de Maupertuis, traduzione di Diodato Anniani, Venezia 1767 pagg. 141, 120-1)


Letture: L'embriologia di Maupertuis

"[Durante il concepimento] Se ogni parte è unita a quelle, ch'esser debbono le sue vicine, e non ad altre, l'infante nasce nella sua perfezione. Se alcune parti si ritrovano troppo lontane, o d'una forma troppo poco conveniente, o troppo deboli di relazione d'unione, per unirsi a quelle, alle quali debbon essere unite, nasce allora un Mostro per difetto. Ma se succede che alcune parti superflue ritrovino ancora il loro posto, e vadino ad unirsi alle parti, l'unione delle quali era di già sufficiente, ecco apparire un Mostro per eccesso. 
Una osservazione sopra quest'ultima spezie di Mostri, è tanto favorevole al nostro sistema, che sembra esserne una dimostrazione. E questa si è, che le parti superflue si trovano sempre ne' luoghi stessi, ove si ritrovano le parti necessarie. Se un Mostro ha due teste, sono tutte e due collocate sopra uno stesso collo, o sopra l'unione di due vertebre; s'egli ha due corpi, son eglino congiunti nella stessa maniera. Vi sono parecchj esempj d'uomini che nascono con qualche dito dippiù: ma questo ritrovasi sempre, o alla mano, o al piede. Ora, se si vuole, che questi Mostri sieno il prodotto dell'unione di due ova, o de' due feti, potrassi credere che questa unione si faccia in tal modo, che le sole parti dell'uno de' due, che si conservano, si ritrovino sempre situate negli stessi luoghi, ove situate sono le parti somiglianti di quello, che non ha sofferto alcuna distruzione? Io vidi una maraviglia più decisiva ancora sopra siffatta materia, cioè uno scheletro d'una spezie di Gigante, che non avea altra deformità, che una vertebra di più del solito; situata nella serie delle altre vertebre, e che formava con esse una stessa spina [Questo Scheletro il più singolare che sia forse al mondo, ritrovasi nella Salla Anatomica dell'Accademia Reale delle Scienze e Belle Lettere di Prussia]. Potrassi credere o pensare, che questa vertebra sia il rimanere d'un Feto?
Se si vuole che i Mostri nascano da germi originariamente mostruosi, la difficoltà sarà ella minore? perché i germi mostruosi osservan eglino quest'ordine nella situazione di lor parti? perché non ritrovansi mai orecchie ai piedi, nè dita alla testa?
In quanto a' Mostri umani con testa di Gatto, di Cane, di Cavallo, ec. aspetterò di averne veduto per ispiegare come possano esser prodotti. Io ne ho esaminato molti, che passavano per tali; ma tutto riducevansi ad alcuni lineamenti deformi: non ho mai ritrovato in alcun individuo veruna parte che appartenesse incontrastabilmente ad un'altra spezie che alla sua: e se mi fosse fatto vedere qualche Minotauro, o qualche Centauro, io li crederi piuttosto imposture che prodigj.

(La Venere Fisica del Signor de Maupertuis, traduzione di Diodato Anniani, Venezia 1767 pagg. 97-100)


Letture: Maupertuis contro le cause non naturali

"[...] Un celebre Autore Danese ha avuto un'altra opinione sopra i Mostri: egli ne attribuiva la produzione alle Comete. Ella è una cosa curiosa, ma molto ignominosa per lo spirito umano, il veder questo gran Medico trattar le Comete come tanti abcessi del Cielo, e prescrivere una regola per preservarsi dalla lor contagione [Thomae Bartholini, de Cometa, Consilium Medicum cum Monstrorum in Dania natorum historia]

CAPITOLO XV.
Degli accidenti cagionati dalla fantasia delle Madri.

Il fenomeno de' mostri, de' quali abbiamo sinora parlato, sembrami ancora assai men difficile da spiegare, che quella spezie di mostri prodotti dalla fantasia delle madri; que' bambini che portano impressa la figura dell'oggetto del terrore, dello stupore, o del desiderio delle medesime. Si teme per ordinario, che un negro, una bertuccia, o qualunque altro animale, che possa sorprendere, o spaventare, non si presenti agli occhi d'una donna gravida. Si teme, che una donna in tale stato, desideri mangiar qualche frutto, o abbia qualche voglia ch'ella non possa appagare. Si raccontano mille storie di bambini che portano i contrassegni di siffatti accidenti. Sembrami che quelli, che hanno ragionato sopra questi Fenomeni, ne abbiano confuso insieme due spezie assolutamente diverse. 
Che una donna alterata da qualche passione violente [sic], esposta a qualche gran pericolo, o spaventata da qualche orribile animale, partorisca un figliuolo difforme, questo è facilissimo da comprendere. Avvi certamente fra il feto e la madre, una comunicazione tanto intima e stretta, che ogni qualunque gagliardo scuotimento della madre, può non solo comunicarsi al feto, ma cagionarvi eziandio notabili disordini, a' quali, benché le parti della madre resistano, resistere tuttavia non possono le parti del feto, per essere ancora troppo tenere e dilicate. Noi veggiamo, o proviamo ogni giorno, qualcuno di questi moti involontarj, che si comunicano molto più da lungi che dalla madre al bambino, ch'ella porta nel suo seno. Se un uomo che mi sta camminando dinanzi, sdruciola, il mio corpo prende naturalmente l'attitudine, che avrebbe dovuto prender quest'uomo per non cadere. Noi non potremmo mica essere spettatori degli altrui tormenti senza risentirne una parte, e senza provare rivoluzioni talvolta assai più gagliarde di quelle, che prova colui che soffre il ferro e il fuoco. Questo è un legame, con cui la natura ha unito gli uomini fra di loro. Ella non li rende per ordinario pietosi, che col far loro sentire gli stessi mali. Il piacere e il dolore sono i due Sovrani del mondo. Senza dell'uno, pochi penserebbero a perpetuare la spezie degli uomini: se non si temesse l'altro, vi sarebbero molti, che non vorrebber più vivere. 
S'è dunque vero questo fatto tante volte riferito; che una donna abbia partorito un figliuolo con le membra rotte negli stessi luoghi, ne' quali le aveva elle vedute rompere a un malfattore; questa non è cosa che abbia molto a sorprendere, come neppure tanti altri fatti della stessa spezie. 
Ma non bisogna però confondere questi fatti con quelli che cagionati si pretendono dalla fantasia della madre, che imprime sopra il feto la figura dell'oggetto da cui rimase atterrita, o del frutto che bramò di mangiare. Può produr senza dubbio il terrore disordini ben grandi nelle parti molli del feto: ma egli non rassomiglia in verun conto all'oggetto, che ne fu la cagione. Crederei piuttosto che la paura concepita da una donna, d'una tigre, potesse far perire interamente il suo parto, o farlo nascere con difformità ben grandi, che lasciarmi persuadere, che possa nascere un bambino macchiato, o con le branche, quando non fosse questo un effetto del caso, che non avesse a far nulla col terror della tigre. Così pure il fanciullo che nacque ruotato, è prodigio molto minore di quello, che nascesse con l'impronto della ciriegia, che avea voglia di mangiar la madre; perché il sentimento che prova una donna per la voglia, o per la vista d'un frutto, non rassomigli punto all'oggetto ch'eccita un tal sentimento.
Non avvi cosa tuttavia sì frequente quanto lo scontrarsi i siffatti segni, che pretendonsi formati dalle voglie delle madri. Ora ell'è una ciriegia, ora egli è un grappolo d'uva, ora un pesce. Io ne vidi un gran numero: ma confesso di non averne mai veduto alcuno, che non si avesse potuto facilmente ridurre a qualche escrescenza, o a qualche macchia accidentale. Io vidi per fino un sorcio sotto il collo d'una Giovine, la di cui madre avea avuto paura d'uno di questi animali; un'altra portava sopra un braccio un pesce, che sua Madre avea avuto voglia di mangiare. Questi animali sembrano ad alcuni perfettamente delineati: ma in quanto a me, l'uno riducevasi ad una macchia nera e velluta, delle spezie di parecchie altre, che veggionsi talvolte sulle guancie, e alle quali non si dà alcun nome, per non sapere a qual cosa rassomigliarle. Il pesce altro non fu che macchia bigia. L'asserzione delle madri, la memoria che hanno d'aver avuto tal timore, o tal desiderio, non debbono molto imbrogliarci: non si ricordan elleno d'aver avuto questi desiderj, o questi timori, se non dopo che sgravate si sono d'un figliuolino macchiato; la lor memoria allora somministra ad esse tutto quel che vogliono, ed è in effetto cosa molto difficile, che nello spazio di nove mesi una donna non abbia avuto giammai paura di qualche animale, nè voglia di mangiar qualche frutto.

(La Venere Fisica del Signor de Maupertuis, traduzione di Diodato Anniani, Venezia 1767 pagg. 79-85)


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