Come distinguere un avverbio (corro veloce) da un aggettivo (l’uomo veloce)?

Gli avverbi, al contrario degli aggettivi, sono sempre parti del discorso invariabili (non si possono volgere al plurale o al maschile/femminile).

Alcune parole possono essere avverbi o aggettivi a seconda del contesto. Dire che qualcuno corre veloce (avverbio = velocemente) è diverso dal caso di un uomo veloce (aggettivo, al plurale uomini veloci). Questa considerazione può aiutare molto, nell’analisi grammaticale, in caso di dubbi.

Per saperne di più → Gli avverbi.

Meglio scrivere “eccetera”, “ecc.” o “etc.”?

Meglio abbreviare “eccetera” in “ecc.” e non in “etc.”, e poiché queste forme sono un po’ burocratiche, in narrativa si possono evitare ricorrendo a soluzioni più eleganti e discorsive, come “e così via” o i puntini di sospensione.

Eccetera è una locuzione avverbiale che deriva dal latino et cetera, cioè “e altre cose” e per questo talvolta viene abbreviato in etc., ma non c’è bisogno di scomodare il latino, le norme editoriali delle case editrici preferiscono evitare questa abbreviazione, è molto più appropriato usare ecc. all’italiana, quando occorre.

Nei contesti discorsivi o in narrativa l’uso di eccetera non è sempre consigliabile (è un po’ “burocratico”, soprattutto se abbreviato), talvolta un e così via è preferibile e più adatto, oppure, per indicare qualcosa che continua si possono usare i punti di sospensione…

Tra gli errori da evitare c’è l’associazione di eccetera o ecc. ai puntini di sospensione, va sempre evitato (ecc…, eccetera….) si mette o l’uno o gli altri visto che sono equivalenti.

Vedi anche → I puntini di sospensione.

Si dice “a cavalcioni” o soltanto “cavalcioni”?

Si possono usare entrambe le forme, e lo stesso vale per andare (a) gattoni, (a) tentoni…


Alcuni avverbi assumono la desinenza in “-oni”, e per esempio da tentare deriva tentoni, come gatto diventa gattoni, ma c’è anche il procedere cavalcioni, ciondoloni, carponi che a volte si possono introdurre con la preposizione a, ma vivono anche senza.

Per saperne di più → Gli avverbi.

Si può dire “più male” o si può dire solo “peggio”?

“Più male” si può dire quando è un sostantivo, non quando è un comparativo.

Il comparativo di male è peggio, e non si può dire è più male, ma è peggio.

Tuttavia, in altre espressioni, “più male” non ha questo significato e si può dire per esempio: “Ho sentito più male (= più dolore) di ieri”, dove male è un sostantivo e più significa “una maggiore quantità”.

Per approfondire → I gradi comparativo e superlativo degli avverbi.

Precipitevolissimevolmente è la parola più lunga del vocabolario?

I dizionari moderni non la registrano, è solo una voce scherzosa che non è in uso

Precipitevolissimevolmente non è il superlativo assoluto di precipitevolmente, che dovrebbe essere precipitevolissimamente se avesse senso esprimere un concetto così breve con una parola così lunga.

Questa forma di superlativo è una voce scherzosa coniata nel Seicento in contesti poetici e ironici, ed è stata ripresa successivamente in pochissimi casi da qualche autore sempre in modo ironico. Dunque non è in uso, fuori da questi contesti, e i dizionari moderni non la annoverano tra i loro lemmi.

Per approfondire i gradi dell’avverbio → I gradi comparativo e superlativo degli avverbi.

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