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I MOSTRI DALLA A ALLA Z: 
Giganti

Un gigante mitologico
L'esistenza di popolazioni gigantesche è un tema che ricorre molto spesso nella mitologia e nei racconti dei viaggiatori antichi. Nella cultura greca, oltre ai giganti mitologici, si ritrova anche la credenza di popolazioni di giganti realmente esistenti nelle lontane terre dell'India, come riferiscono molti autori tra cui Ctesia di Cnido. 
Di popolazioni di Giganti ci sono poi testimonianze anche nella Bibbia e, persino intorno al '700, il ritrovamento sulle rive dello Hudson di un enorme dente lungo circa 15 centimetri, perfettamente identico a un canino umano, venne interpretato come una testimonianza dell'esistenza di una biblica popolazione di giganti (vedi: fossili mostruosi). Del resto anche scienziati del calibro di Maupertuis avevano cercato di dare spiegazioni naturalistiche e quasi evoluzionistiche di come le popolazioni giganti si potessero essere originate. 

Queste figure gigantesche, sia nel mito che nella scienza, hanno solitamente un aspetto mostruoso e un atteggiamento spesso spaventevole e terribile: basti pensare a Polifemo che, per soddisfare i suoi istinti antropofagi, divora i compagni di Ulisse. 

Tra il XV e il XVIII secolo, invece, diversi autori di letteratura riprendono queste figure fantastiche con un taglio decisamente umoristico. Con i ciclopi della mitologia greca e i giganti della mitologia, i "nuovi" colossi hanno in comune soltanto la statura. Sono in fondo creature gioviali e simpatiche, che spesso vivono pacificamente tra gli uomini, anche se loro insolite dimensioni finiscono per provocare disastri. 
Nel mostro bonario questi autori scoprono un ottimo ingrediente per dar sapore alla loro satira. Il gigante diventa una caricatura ingrandita dell'uomo comune, con tutti i difetti fisici e morali enfatizzati e meglio visibili sin nei minimi dettagli, come davanti a un microscopio. I denti, i peli, i capelli, persino i seni delle donne giganti descritte nei Viaggi di Gulliver, inquadrati in un primissimo piano risultano nello stesso tempo ridicoli e disgustosi. 
Il Morgante ideato dal Pulci ha il ruolo di protagonista in uno dei poemi più divertenti della letteratura italiana. Il Gargantua di Rabelais è un gigante socievole, golosissimo e spassoso nella sua ingenuità, nonostante le catastrofi provocate dalla sua mole. E che dire dei giganti avvistati dallo stralunato Don Chisciotte nel celeberrimo episodio del capolavoro di Cervantes che in realtà non sono che degli innocui mulini a vento?!

(LB)

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