Il modo imperativo: uso e coniugazioni

■ Cos’è il modo imperativo? ■ Come si coniuga l’imperativo? ■ Perché non c’è la prima persona del modo imperativo? ■ Si può usare l’indicativo futuro al posto dell’imperativo? ■ Che differenza c’è tra “vada” congiuntivo e “vada” imperativo? ■ Nelle frasi negative si può usare l’infinito al posto dell’imperativo (es. non fare!)? ■ Nei verbi come andare, fare, stare, dare e dire l’imperativo si scrive con l’apostrofo (da’, fa’, sta’…)? ■ Perché nei composti di dire si dice per esempio benediceva, ma all’imperativo diventa “benedici” invece di “benedi’”? ■ Quali sono esempi di frasi con l’imperativo?

Il modo imperativo si usa per esprimere ordini o per esortare (seguimi!), e ha solo un tempo: il presente (avrebbe poco senso impartire degli ordini che riguardano il passato).

Poiché un comando può riguardare non solo un’azione immediata (alzati subito) ma può riferirsi a qualcosa che si dovrà svolgere in futuro (parti domani!), è possibile utilizzare con lo stesso valore anche l’indicativo futuro (partirai domani! che si può alternare a parti domani!).

La coniugazione dell’imperativo presenta alcune anomalie. Per prima cosa non possiede la prima persona singolare: ha poco senso anche ordinare qualcosa a sé stessi e quando lo si fa di solito si usa la seconda persona, es.: “Corri! Ripeteva a sé stesso” (dunque ci si può esortare da soli dicendo: mangia!, ma non: “mangio!”). Negli ordini rivolti alla prima persona plurale (noi) e anche alla terza persona singolare e plurale (egli, essi) coincide con il congiuntivo presente: partiamo! (noi); esca! (egli); vadano (essi).

Infine, per esprimere un comando al negativo, nella seconda persona singolare (tu) l’imperativo si forma usando non seguito dal verbo all’infinito: non mangiare! (tu).

Nella tabella che segue: la coniugazione dell’imperativo degli ausiliari essere e avere e il paradigma dei verbi regolari in –are, –ere e –ire.

essere avere amare temere servire
(io) … (io) … (io) … (io) … (io) …
(tu) sii (tu) abbi (tu) am-a (tu) tem-i (tu) serv-i
(egli) sia (egli) abbia (egli) am-i (egli) tem-a (egli) serv-a
(noi) siamo (noi) abbiano (noi) am-iamo (noi) tem-iamo (noi)
serv-iamo
(voi) siate (voi) abbiate (voi) am-ate (voi) tem-ete (voi) serv-ite
(essi) siano (essi) abbiano (essi) am-ino (essi) tem-ano (essi) serv-ano

Nel caso dei verbi come andare, dare, fare e stare la seconda persona dell’imperativo è di solito tronca (cade la i finale) e dunque si scrive con l’apostrofo va’, da’ (ma circola anche ), fa’ e sta’ (e non vai, fai, stai, mentre dai è diventato un’intercalare esortativo quando si dà del tu):

esempio: va’ di là, fa’ presto, da’ qui, sta’ fermo.

Anche l’imperativo di dire è tronco: di’, ma mentre i suoi composti seguono sempre la coniugazione del verbo progenitore (e benediceva è la forma più corretta rispetto a benediva, perché segue il modello “diceva”) l’unica eccezione è che all’imperativo non vale, e nel caso di benedire si dice benedici senza troncamento (e non benedi’), così come si dice: contraddici, disdici, maledici, predici, ridici

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