Verbi servili, fraseologici e causativi

■ Cosa sono le locuzioni verbali? ■ Cosa sono i verbi fraseologici? ■ Quali sono i verbi fraseologici? ■ Cosa sono i verbi servili? ■ Quali sono i verbi servili? ■ Cosa sono i verbi causativi? ■ Quali sono i verbi causativi? ■ Quali sono esempi di frasi con locuzioni verbali? ■ Quali sono esempi di frasi con i verbi fraseologici? ■ Quali sono esempi di frasi con i verbi servili? ■ Quali sono esempi di frasi con i verbi causativi?

Ci sono verbi che si appoggiano ad altri verbi per formare costrutti dal significato particolare, per esempio, invece di dire mangerei si può dire potrei mangiare (si aggiunge il verbo potere).
Tra questi costrutti ci sono anche espressioni come sto per mangiare (si appoggia al verbo stare invece di dire per esempio mangerò) o ancora lasciami fare.

Frasi come queste sono formate da verbi che si possono classificare in servili, fraseologici e causativi:

i verbi servili sono soprattutto dovere, potere e volere che, se non hanno una funzione predicativa che li rende autonomi (per esempio “mi deve dei soldi”, “non ne posso più”, “voglio un ombrello”) di solito servono altri verbi in locuzioni come posso mangiare, devo correre, voglio comprare
Anche altri verbi come sapere, desiderare, preferire e osare in certi contesti diventano servili e contribuiscono a dare vita a forme verbali basate su verbi diversi, per esempio “so guidare”, “desidero bere” o “preferisco tacere”;

i verbi fraseologici sono locuzioni in cui alcuni verbi assumono significati particolari unendosi a un infinito o a un gerundio, per esempio “sto per partire”) “sto facendo i compiti” (si introduce il verbo “stare” invece di dire semplicemente “parto” e “faccio”); tra questi verbi che in contesti del genere assumo un nuovo significato, oltre a stare, ci sono anche solere, cominciare, terminare, smettere, riuscire, finire, tentare, cercare, sapere e molti altri, tra cui andare (dove andremo a finire) che nel nuovo Millennio si sta diffondendo sempre più nel linguaggio televisivo anche con una forma che travalica lo spazio (dell’andare) per indicare un’azione imminente nel tempo (“andiamo a impiattare la pietanza”, ma non è uso che ha una sua tradizione storica).
Tra questi costrutti ci sono anche: cerco di nuotare, smetto di fumare, provo a dormire, comincio a lavorare… E tra i modi di dire che conferiscono alla frase una sfumatura di significato diversa da quella senza il verbo di appoggio, ci sono anche locuzioni come mi trovo a, mi sento di, mi limito a, riesco a… seguiti dal verbo principale all’infinito;

i verbi causativi, di solito fare e lasciare + infinito, esprimono un’azione che non è compiuta dal soggetto, ma fatta compiere ad altri o dall’esterno, e formano locuzioni come non mi fai (o lasci) dormire; fallo (o lascialo) riflettere; lascia perdere quella cosa

Vedi anche
→ “Ho potuto o sono potuto andare? Gli ausiliari nelle locuzioni verbali

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