■ Quali sono i pronomi relativi? ■ Meglio dire l’uomo a cui ho scritto o l’uomo cui ho scritto? ■ Perché si dice “l’uomo CHE ho visto” ma “l’uomo DI CUI ti ho parlato”? ■ Quando si usa CHE e quando CUI? ■ “Quale” si riferisce sia al maschile sia al femminile? ■ Un avverbio come “dove” può diventare pronome relativo? ■ Quando si usa CHE e quando CHI? ■ CHI si può usare riferito alle cose oltre che alle persone? ■ CHE si può usare riferito alle persone oltre che alle cose?
I pronomi relativi (il quale, la quale, i quali, le quali, che, cui, quanto, chi…) oltre a prendere il posto del nome si usano spesso per collegare tra loro due frasi diverse: “Ho visto il medico che (= il quale) mi ha guarito”.
Quale è variabile nel numero (i quali) ma il suo genere maschile o femminile si ricava solo dall’articolo o dalla preposizione articolata che lo precede:
la donna… della quale mi hai parlato, alla quale mi sono rivolto, sulla quale ho delle perplessità, con la quale mi vedo…
Molto spesso è però sostituito da che o cui (invariabili) che sono più brevi ed “economici”: l’amico che (= con cui mi) frequento, il ragazzo cui (= a cui, al quale) scrivo…
Che si usa quando il pronome è soggetto o oggetto (la torta che ho mangiato) e cui quando è un complemento indiretto (il libro di cui mi hai detto), preceduto dalle preposizioni.
L’uomo a cui ho scritto o cui ho scritto?
Quando però cui è complemento di termine (risponde alle domande “a chi? A che cosa?”) è possibile usare sia a cui sia solo cui (che in latino era la forma già declinata con il medesimo significato), dunque si può dire la lettere cui (o a cui) ho risposto. In questi casi la scelta è solo una questione di stile, e la forma alla latina è più dotta o ricercata, mentre l’altra è più frequente e un po’ meno altisonante.
Negli altri complementi indiretti, invece, la preposizione è sempre necessaria e non si può omettere.
Che vale sia per le persone sia per le cose, mentre chi è sempre riferito alle persone, mai alle cose, e frasi come chi tace acconsente, chi la fa l’aspetti equivalgono a colui che.
Spesso, quando ci sono delle frasi relative è più elegante esplicitare la forma in modo chiaro invece di usare il che, per esempio: “La sorella di Pierino, che fa l’insegnante…” è un espressione ambigua: l’insegnante è Pierino o la sorella? Se sostituiamo il che con il quale o la quale non ci sono equivoci.
In linea di massima, è meglio evitare frasi con troppi “che”: possono essere “pesanti” e poiché può avere tantissimi significati esplicitarlo può migliorare la frase (sui molteplici significati che puà assumere vedi → “I tanti valori di che“).
Talvolta per le frasi relative si possono utilizzare non solo questi pronomi, ma anche alcuni avverbi che però vengono utilizzati con una funzione pronominale, per esempio dove, dovunque o comunque: “Vado in un albergo dove (= in cui, nel quale) c’è la piscina”, “otterrò la promozione con qualunque (= ogni, tutti) mezzo”.