■ Come si pronunciano la E e la O? ■ Che cosa sono la Z sorda e sonora? ■ Che cosa sono la S sorda e sonora? ■ Come si pronunciano le lettere straniere? ■ Come si pronuncia la J? ■ Che differenza c’è tra la E aperta e chiusa? ■ Che differenza c’è tra la O aperta e chiusa? ■ Cosa sono digrammi e trigrammi? ■ Come si pronuncia il digramma SC? ■ Perché aglio e glissare si pronunciano diversamente?
La pronuncia delle 7 vocali
Le vocali si pronunciano solo con la bocca, ma se quelle dell’alfabeto sono A, E, I, O, U (e possono includere anche il suono di y e j quando sono pronunciate come la i), le loro emissioni non sono cinque, bensì sette: i, é, è, a, ò, ó, u.
A, I e U hanno una sola pronuncia possibile, almeno in italiano (in francese, per esempio, ci sono due pronunce della u, aperta e chiusa), ma la “E” e la “O” sono due grafemi che hanno ognuno due fonemi (= suoni) possibili:
possono essere pronunciate aperte o chiuse: la pèsca (con la e aperta) è un frutto, mentre la pésca (con la e chiusa) è quella dei pesci; le domande da pórci (con la o chiusa) non sono la stessa cosa delle domande da pòrci (con la o aperta), cioè da maiali.
La pronuncia di consonanti, digrammi e trigrammi
Anche le consonanti possono avere più pronunce:
la “s” e la “z” possono essere pronunciate in modo sordo (o aspro), senza vibrazione delle corde vocali – come nel caso di sala, rosso, pazzo, zucca e zampa – e sonoro (o dolce) che implica il passaggio di una sonorità attraverso la laringe, come: rosa, sbaglio, zanzara, zero, azienda e azzurro.
In altri casi la pronuncia delle lettere cambia a seconda di come si combinano con le altre.
Digrammi e trigrammi
I digrammi corrispondono a un unico suono espresso da 2 lettere davanti a vocale, e sono 7:
● ci + vocale (suono dolce: ciabatta);
● ch + i/e (suono duro: chiesa);
● gi + vocale (suono dolce: giada);
● gh + i/e (suono duro: ghette);
● gl + i (suono dolce: mogli); però in alcuni casi come glicine le lettere si pronunciano separatamente come nelle altre vocali, con la g dura, dunque non sono un digramma e diventano due suoni (come glassa e gleba);
● gn + vocale (suono dolce: gnomo);
● sc + i/e (suono dolce: scende); davanti alle altre vocali non è più digramma, sono due suoni distinti (scatola).
I trigrammi corrispondono a un unico suono espresso da 3 lettere davanti a vocale, e sono 2:
● gli + vocale (aglio);
● sci + vocale (sciocco); sciatore non è invece un trigramma, perché la i si pronuncia, e dunque sono due suoni diversi.
La “c” e la “g” possono essere dure (o aspre), quando sono seguite da “a”, “o”, “u” “he” e “hi” (casa, chiave, ghette) e dolci quando sono seguite da “e” e “i” (cinema, gelato). L’unione di due lettere + una vocale a volte può infatti corrispondere a un solo suono (digramma), per esempio nel caso di ch o anche sc.
Il fonema “sc” è pronunciato duro se seguito da “a”, “o”, “u” “he” e “hi” (scatola, schiavo) e dolce in presenza di “e” e “i” (scelta, scienza, scivolo).
Tra le eccezioni c’è scervellarsi o scentrato dove la “s” è pronunciabile anche staccata dalla “c”, per dare risalto alla “s” (che deriva dal latino ex con valore privativo, cioè senza cervello, fuori centro), anche se alcuni dizionari preferiscono la pronuncia meno “a senso” come in scelta.
Il “gl” quando è seguito dalla “i” si pronuncia dolce: figlio, figlia, figlie o tagliuzzare, ma ci sono le eccezioni dure, che non formano un trigramma (cioè la pronuncia di gli + vocale in un solo suono), ma vengono scandite seaparatamente:
negligente, sigli (voce del verbo siglare), glissare (cioè sorvolare, dal francese glisser), glicine e glicemia e i loro composti (glicerina, glicemico, ipoglicemia) che derivano dal greco glykeròs che significa “dolce” (da cui glucosio). Lo stesso avviene nei derivati di glisso– (incidere) tra cui glittica (tecnica di incisione) o glittografia.
E anche davanti alle altre vocali il gl è solo la combinazione di due distinte consonanti e si pronuncia duro: gleba, inglese, negletto, glassa, glottologia, glucosio.
La “q”, sempre seguita dalla “u” (tranne in soqquadro), si pronuncia come la “c” dura, anche quando è raddoppiata dal “cq”; mentre nei casi precedenti uno stesso grafema corrisponde a più fonemi, in questo caso avviene il contrario: una sola pronuncia per due segni grafici differenti.
La “h” in italiano è muta (non corrisponde a un fonema), viene usata solo per rafforzare e distinguere alcune forme verbali (ho, ha, hanno o in rare interiezioni come ahi, ahia, ahimè), oltre che per i suoni duri di “c” e “g” (chiesa, ghiaia), e si può far sentire aspirata solo per alcune parole straniere (per esempio hard).
La pronuncia delle cosiddette lettere straniere
Anche se (tranne la “w” e la “y” presente nel greco antico) non sono propriamente “straniere” (vedi “L’alfabeto e il falso mito delle lettere straniere“):
● la “j” (si chiama i lunga, e non “jay” che corrisponde alla pronuncia inglese come se fosse la sola) ha una doppia pronuncia: si può leggere a volte come una “i” quando la derivazione è dall’italiano, per esempio Jacopo, Jolanda, Juventus, ma anche junior, ex Jugoslavia e juta. Oppure, quando si tratta di parole straniere, la pronuncia dipende dalla lingua: nel caso di Gustav Jung si pronuncia i, alla tedesca, e lo stesso nel caso di perestrojka, in cui ha valore di vocale; diventa invece g dolce nelle parole di derivazione inglese come jet, jazz, jeans, jukebox o jolly, oppure giapponesi come judo o jujitsu. Nel caso del francese, si pronuncia dolce e aspirata come in bonjour, julienne, enjambement, j’accuse e abat-jour; un suono simile a quello di alcune parole arabe come mujaeddin.
● la “k” si legge sempre come una c dura;
● la “w” si pronuncia v nelle parole italianizzate (Walter, Wanda, wafer) e nella lingua tedesca (Wagner, walzer), mentre in inglese si pronuncia u (week-end, download, welfare, western e whisky). Tuttavia, il “water” si pronuncia con la “v”, perché è una parola entrata da tanto tempo per via scritta che si è affermata con la pronuncia all’italiana;
● la “x” si pronuncia cs (xilofono, xenofobia, ex, box, excursus) e talvolta come una doppia ss (taxi, pronunciato alla francese è tassì);
● la “y” si pronuncia i (yogurt, yeti, yuppy e New York), ma in alcune parole inglesi può pronunciarsi anche ai, come nel caso di dry o di style.
Vedi anche:
→ “Quando l’accento cambia il significato”
→ “La pronuncia della O può cambiare il significato”
→ “La pronuncia della E può cambiare il senso alle parole”
→ “La dizione corretta di E, O, S e Z”
→ “Dubbi di pronuncia”
→ “L’accento: le differenze tra parlare e scrivere”.