■ Cosa sono i pronomi? ■ Qual è la funzione dei pronomi? ■ Come si possono classificare i pronomi? ■ Molto spesso sono identici agli aggettivi (mio, quello…), come si distinguono? ■ Quali sono esempi di frasi con i pronomi?
Letteralmente, pronome significa “che sta al posto del nome” (pro nomen), cioè lo sostituisce, ma per essere più precisi possono sostituire anche altre parti del discorso, per esempio aggettivi e altre parole. Insomma, i pronomi sono dei “segnaposto” abbastanza elastici, che si usano per evitare di ripetere una stessa parola, per economicità e per non appesantire una frase. Per esempio: “Ho uno zaino pesante, non è che me lo porteresti un po’ tu?”. In questo caso lo significa lo zaino, sostituisce il nome. Invece: “Credevo fosse veloce, ma non lo è affatto” sostituisce l’aggettivo veloce.
Quasi sempre, i pronomi sono parole che diventano tali solo all’interno di un contesto, ma in altri contesti le stesse parole hanno altri ruoli e funzioni, e per esempio possono essere aggettivi: questo libro o il mio libro sono aggettivi, perché affiancano il nome e si concordano con il suo numero e genere, ma da soli: prendi questo o dammi il mio, diventano pronomi. La loro classificazione è dunque in parte simile a quella degli aggettivi, e tradizionalmente vengono distinti in:
→ personali, io, tu…
→ possessivi, mio, tuo…
→ dimostrativi, questo, quello…
→ indefiniti, qualcun, nessuno…
→ relativi, il quale, che…
→ interrogativi o esclamativi, chi? Quanto!
(Per saperne di più vai ai rispettivi paragrafi).
Naturalmente, visto che le etichette con cui le parole si classificano non appartengono alla realtà ma sono delle categorie inventate per comodità, c’è anche chi si è spinto a suddivisioni ulteriori, distinguendo per esempio l’insieme dei pronomi numerali (per analogia con gli aggettivi numerali) dunque “le tre donne andavano…” può diventare “le tre andavano”, così come “il primo amore” può diventare “il primo”, dunque numerale ordinale… ma le grammatiche evitano di solito queste distinzioni così pedanti.