■ Quali sono le parti del discorso? ■ Come si classificano le parti del discorso? ■ Che differenza c’è tra le parti del discorso variabili e invariabili? ■ Come si fa l’analisi grammaticale? ■ Quali sono le 5 parti variabili del discorso? ■ Quali sono le 4 parti invariabili del discorso?
Nell’analisi grammaticale ogni parola appartiene necessariamente a una delle nove parti del discorso: cinque variabili e quattro invariabili.
Ognuna di queste parti è stata qui suddivisa in vari paragrafi che contengono le spiegazioni necessarie per la comprensione dei concetti chiave e per fugare i dubbi grammaticali più diffusi.
Le parti variabili del discorso, tradizionalmente, sono:
→ verbi; → nomi; → articoli; → aggettivi; → pronomi.
Si chiamano variabili perché si possono flettere (di solito la radice rimane uguale ma cambia la desinenza) e si concordano nel genere e nel numero. Nel caso dei verbi la flessione si chiama coniugazione, nei tempi, nei modi o nella persona, al singolare (io, tu, egli) e al plurale (noi, voi, essi). Nel caso delle altri parti la declinazione avviene attraverso le concordanze al singolare e plurale (il numero) o al maschile e femminile (il genere).
Le restanti quattro parti del discorso non si concordano, e sono perciò dette invariabili:
→ preposizioni; → congiunzioni;
→ avverbi; → interiezioni e onomatopee.
L’analisi grammaticale consiste nel classificare ogni parola della frase attraverso queste categorie, e specificando ogni volta le sottocategoire (per esempio: cane = nome o sostantivo comune di animale, singolare). Davanti a una parola di cui non si riesce a stabilire imediatamente a quale parte del discorso appartenga, perciò, un buon criterio di partenza è quello di domandarsi: si tratta di una parola variabile o invariabile? Dalla risposta è possibile cominciare a stabilire a quale dei due gruppi appartenga, procedendo poi per esclusione e applicando le regole e i consigli dispensati in ogni articolo dedicato, fino a sciogliere ogni esitazione.