L’asterisco

■ Quando si usa l’asterisco? ■ Si può usare l’asterisco per le note a piè di pagina? ■ Si possono usare più asterischi insieme? ■ Perché nei libri si possono trovare tre asterischi separati da spazio in una riga morta? ■ Come si usa l’asterisco per indicare un’omissione di un nome? ■ Perché gli asterischi sono inclusi nella punteggiatura?

L’asterisco viene di solito incluso tra i segni d’interpunzione perché si può trovare:

● apposto a fine parola, senza spazi, per indicare una nota a piè di pagina, per esempio: parola* (se non si usa la numerazione progressiva di solito espressa con il numero in apice: es. parola1 o in altri casi con la numerazione romana in minuscolo); quando nella stessa pagina sono presenti più note l’asterisco si moltiplica, per esempio così**;
● per indicare un’omissione, e in questo caso se ne mettono tre, per esempio: il signor ***;
● talvolta se ne mettono tre, di solito separati dallo spazio (* * *) e in una riga morta che serve per separare dei blocchi di testo all’interno di uno stesso paragrafo, creando in questo modo una separazione grafica che indica una pausa fortissima, superiore a quella del capoverso, ma inferiore a quello di un nuovo capitolo che richiede la sa titolazione. Serve per esempio per marcare un salto temporale nella narrazione o un salto a un altro argomento completamente slegato dal testo precedente.

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