■ Cosa sono le “d eufoniche”? ■ Quando si usano le “d eufoniche”? ■ Meglio dire “e adesso” o “ed adesso”? ■ Meglio dire “e editoria” o “ed editoria”? ■ Meglio dire “per esempio” o “ad esempio”? ■ Meglio dire “a uno a uno” o “ad uno ad uno”? ■ Si può scrivere “ed” davanti a una vocale diversa dalla “e”? ■ Si può scrivere “ad” davanti a una vocale diversa dalla “a”? ■ Si può scrivere “od” davanti a una parola che comincia con “o”?
Le “d eufoniche” si appongono davanti alla preposizione “a” e alle congiunzioni “e” e “o” per evitare che l’incontro con una parola che comincia con vocale abbia una difficoltà di pronuncia e suoni male.
Un tempo erano molto diffuse davanti a qualunque vocale, ma oggi la forma “od” è praticamente decaduta (si tende a non usarla più nell’editoria) e nel caso di “ad” e “ed” si usano solo ed esclusivamente davanti alla stessa vocale, dunque si scrive “ed era”, “foglie ed erba”, “ad avere”, “ad amici”, ma mai “ed ovviamente”, “ed adesso”, “ad uno”…
Le norme editoriali di tutte le case editrici seguono questa regola (e i correttori bozze passano la vita a togliere le “d eufoniche”) dunque è bene seguire questa norma. Non sono grammaticalmente errate, sono però di cattivo gusto e sono il segno di uno scrivere non professionale.
In alcuni casi si possono evitare anche davanti alla stessa vocale, per esempio quando creano bisticci più fastidiosi dell’incontro con la stessa vocale: meglio scrivere “le regole grammaticali e editoriali” invece di “ed editoriali”.
L’unica eccezione a questa regola riguarda poche locuzioni ormai entrate nell’uso come frasi fatte: “ad esempio” che convive accanto alla forma equivalente “per esempio” (non si può scrivere “a esempio”), oppure “ad ogni modo” o “ad eccezione di”.
■ Come si distingue una parola come “forte” che può essere sia aggettivo sia avverbio? ■ Come si distingue una parola come “dopo” che può essere congiunzione, preposizione o avverbio? ■ Quali sono gli esempi di frasi in cui una stessa parola cambia funzione e diventa preposizione, congiunzione, aggettivo o avverbio?
Gli avverbiprimitivi (o semplici, ma non sono per niente “semplici”) sono più difficili da riconoscere di quelli derivati dall’aggettivo, che perlopiù finiscono in –mente (sicuramente, velocemente…).
Il problema è che molte volte una stessa parola diventa una diversa parte del discorso a seconda del contesto. Forte, per esempio, può essere un aggettivo, ma può anche diventare un avverbio.
Nell’espressione correreforte (= fortemente) è usato avverbialmente (dunque è avverbio) perché si riferisce al verbo anziché a un sostantivo (è “l’aggettivo del verbo”). Per distinguerlo, oltre a vedere a cosa si riferisce, può essere utile in questo caso notare che quando è avverbio diventa invariabile. Al contrario, quando è riferito al nome è sempre variabile, cioè si può conocrdare nel genere e nel numero: un uomoforte, due uominiforti. Lo stesso vale per chiaro: è avverbio in parlarchiaro (= chiaramente, riferito al verbo e invariabile), ma è aggettivo in l’uomochiaro (la donnachiara, gli uominichiari e le donnechiare).
Se questo concetto è forte chiaro si può passare a un distinzione un po’ più difficile.
Altre volte si usano in modo avverbiale anche molte parole invariabili, e per distinguerle si può analizzare solo la loro funzione e il loro significato. Dopo, per esempio, secondo il contesto può assumere il ruolo di avverbio, di preposizione o di congiunzione. Nell’espresione: vadodopo è riferito al verbo ed è avverbio; nell’espressione: dopopranzo vado via (riferito al nome) diventa una preposizione impropria (dopo pranzo è come sul tavolo, nel piatto…); nell’espressione: dopo aver mangiato (= dopo che ho mangiato) vado via diventa una congiunzione subordinativa, perché congiunge una frase principale a quella subordinata temporale (vado via = principale + dopo che ho mangiato subordinata).
■ Si dice sopra il o sopra al? ■ Si dice insieme a o insieme con? ■ Si dice dietro ilodietro al? ■ Si dice dentroil o dentro al? ■ Si dice sopra e sotto il o sopra e sotto al? ■ Si dice davanti al o davanti il? ■ Che differenza c’è tra oltre il e oltre al? ■ Perché si dice contro il muro, ma contro di me? ■ Perché si dice sul tavolo, ma su di noi? ■ Meglio dire fra noi o fra di noi? ■ Qual è la differenza di “tra” e “fra”? ■ Quali sono gli esempi di frasi con l’uso corretto delle preposizioni tra loro equivalenti? ■ Si dice “scrivi alla lavagna” o “scrivi sulla lavagna”? ■ Meglio dire “macchina per scrivere” o “macchina da scrivere”?
Sono corrette entrambe le forme, e si può dire come si vuole.
Molte volte non esistono regole precise per l’uso più corretto delle preposizioni e si può dire in più di un modo, a seconda del gusto personale ma anche del contesto. Per esempio, tra, fra e su talvolta si possono rafforzare attraverso l’aggiunta di “di”: si può dire fra di voi ofra voi, e ognuno può scegliere la forma che preferisce. E ancora si può scegliere tra:
● insieme alui e insieme conlui; ● dietro laporta e dietro alla porta; ● dentro la casa e dentro alla casa; ● sopra e sotto la panca, ma anche sopra al tavolo; ● davanti allafinestra (preferibile) e, meno comune, davanti lafinestra.
In altri casi l’aggiunta di una preposizione semplice può cambiare il senso della locuzione, per cui oltre la porta significa dietro la porta (o dietro alla porta, è lo stesso), mentre oltre alla porta ha un altro significato: in questa stanza oltre alla porta c’è anche la finestra. A seconda del contesto si può dire:
● oltre lasiepe e oltre aldanno la beffa; ● una gitafuori porta, una via fuori mano, ma fuori dallafinestra, fuori daipiedi, fuori diqui efuori di me.
L’ultimo esempio è interessante, perché quando c’è un pronome personale spesso è necessario appoggiarsi a una preposizione semplice che non si usa in altri casi, per cui si dice:
● sul(o sopra il) divano, ma su (o sopra) dinoi; ● oltre la finestra, ma oltre a te; ● contro il muro, ma contro di me; ● sotto il maglione, ma sotto di lui; ● dietro la facciata, ma dietro di me; ● senza le mani, ma senza di te; ● dopo (la) cena, ma dopo di voi; ● presso il giardino, ma presso di me.
Ciò è valido spesso, ma non sempre, e nel caso di tra e fra si può dire fra di noi e fra di voima anche fra noi e fra voi (rimanga fra noi), oppure tra lui e lei.
Tra gli usi scorretti delle preposizioni si possono segnalare casi ormai entrati nell’uso come “scrivi alla lavagna” (che riprende l’espressione vai alla lavagna, corretta perché è un complemento di moto a luogo), ma la preposizione corretta è “su”, dunque “scrivi sulla lavagna“. Anche altri casi che un tempo erano considerati errori si sono diffusi al punto che sono ormai accettabili e la loro frequenza è maggiore di quella delle forme storicamente più appropriate. Per esempio l’uso di “da” in locuzioni come macchina “da scrivere” o “da cucire” che letteralmente dovrebbero essere “per scrivere” o “per cucire” (l’uso di “da” è una forma popolare non appropriata). Ma ormai la consuetudine ha cambiato le regole e persino un autore come Giorgio Manganelli ha intitolato un suo libro Improvvisi per macchina da scrivere. Inoltre, espressioni come costume da bagno, sali da bagno, ferro da stiro (costruiti sul falso calco di cose “da mangiare”, “da portare via”…) sono entrate nell’uso comune registrato anche dai dizionari e sono diventate insostituibili.
■ Quali preposizioni si possono articolare? ■ Perché si dice dagli (da + gli) ma “per gli”? ■ Meglio dire “con lo” o “collo”? ■ Meglio dire “tra” o “fra”? ■ Quali preposizioni si apostrofano e quali non si possono apostrofare? ■ Cosa sono le locuzioni prepositive? ■ Quali sono gli esempi di frasi con le preposizioni semplici? ■ Quali sono gli esempi di frasi con le preposizioni articolate? ■ Quali sono gli esempi di frasi con le preposizioni proprie? ■ Quali sono gli esempi di frasi con le preposizioni improprie?
Le preposizioni (dal latino praeponere, cioè “porre prima”) sono particelle chiamate così perché “si mettono prima” (su precede sempre il nome, per es. sul tavolo) e hanno una funzione di collegamento. Possono collegare tra loro due parole (il cane di Marco, cibopercani), si usano nel caso dei complementi indiretti (torno da Roma, vado con lui) e per legare insieme le frasi principali con quelle dipendenti (o subordinate): ti propongo → di correre; corroperallenarmi.
Oltre a quelle semplici e articolate che sono dette proprie, ci sono anche quelle improprie, e cioè che hanno gli stessi significati (per esempio sopra invece di su) o analoghe funzioni (per esempio davanti).
Preposizioni proprie semplici e articolate
Le preposizioni semplici, cioè di, a, da, in, con, su, per, tra e fra (come nella filastrocca che si impara a memoria), sono parti invariabili del discorso (non si volgono al singolare, plurale, maschile o femminile), ma quando si uniscono all’articolo in una parola sola (dello, della, degli, delle) diventano articolate, e in questo caso si concordano con le parole che precedono seguendo le regole degli articoli che le compongono.
Ma non sempre è possibile fondere preposizione con l’articolo in una preposizione articolata: da + il = dal, ma nel caso di per + lo non si usa “pello”.
Il prospetto che segue riassume ogni possibile caso di articolazione possibile e mostra i casi in cui non si articolano e rimangono separate.
Se in alcuni casi le preposizioni non si uniscono mai all’articolo (non si può dire “fralle” o “perle” al posto di fra le o per le), i casi indicati tra parentesi indicano le forme che grammaticalmente si possono articolare, ma nell’uso dell’italiano moderno tendono a rimanere staccate. Forme come “pei”, “pegli” o “pei” sono arcaiche e non si usano più, vivono solo nei libri del passato. Nel caso di collo, colla o colle si usano di frequente nel parlato, ma quando si scrive la tendenza moderna è di preferire le forme staccate, che suonano meglio e non creano confusioni con altre parole dallo stesso significato (il collo, il colle, la colla). Col e coi sono invece più diffuse.
Tra
e fra
e sono sinonimi perfetti, e scegliere una o l’altra forma dipende solo da
motivi eufonici. Dire per esempio “tra
trame” e “fra farfalle” produce un
bisticcio e suona quasi come uno scioglilingua, perciò è consigliabile usare
forme come fra trame o tra farfalle. In tutti gli altri casi
scegliere tra una e l’altra preposizione dipende solo dai gusti personali,
entrambe sono perfettamente lecite (tra
papaveri o fra papaveri).
Tra, fra e su talvolta si possono rafforzare attraverso l’aggiunta di “di”: si può dire fra di voi o su di voi… oppure fra voi e su voi, ancora una volta ognuno può scegliere la forma che preferisce. Per saperne di più vedi → “Sopra al o sopra il? Dubbi sull’uso delle preposizioni”.
Le preposizioni che si apostrofano Anche se finiscono per vocale, fra, tra e su non si apostrofano mai (fra amici, e mai fr’amici), e anche da non si apostrofa di solito, tranne in alcune locuzioni come: d’altro canto, d’altra parte, d’ora innanzi, d’ora in poi, d’altronde…). La preposizione di invece si tende ad apostrofare: un gioiello d’oro, un vassoio d’argento, d’un tratto, tutto d’un pezzo, protocollo d’intesa… (vedi anche → “L’apostrofo: elisione e troncamento“).
La preposizione “a” può prendere la “d eufonica” e diventare “ad” solo quando precede una parola che comincia per “a” (per saperne di più → “E/ed, a/ad, o/od: quando usare le D eufoniche“).
Preposizioni impropriee le locuzioni prepositive
Le preposizioni improprie sono parole diverse dalle preposizioni proprie, anche se il loro significato o la loro funzione sono simili: invece di dire in (preposizione propria) è possibile dire dentro (preposizione impropria). Tra queste ultime, che sono sempre invariabili, ci sono anche parole che in altri contesti possono essere avverbi di luogo o di tempo come davanti, dietro, sopra, sotto, giù, dentro, fuori, vicino, presso, accanto, intorno, prima, dopo o aggettivi come secondo, salvo, lungo (aggettivi) e altre parole ancora usate con funzione di preposizione, come mediante, eccetto…
Locuzioni prepositive A volte le preposizioni improprie si appoggiano a preposizioni proprie; per esempio, invece di dire i calzini nel cassetto (preposizione propria) si può dire i calzini dentroil cassetto, ma anche i calzinidentro alcassetto (per saperne di più → “Sopra al o sopra il? Dubbi sull’uso delle preposizioni”). E in certi casi questi stessi significati si possono rendere anche con più di una parola, e in questo caso si parla di locuzioni prepositive: per mezzo di, per opera di, a favore di, nell’interesse di, a causa di, a dispetto di…
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