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■ Come si fa a sapere se i nomi geografici sono maschili o femminili? ■ Le città sono sempre femminili? ■ Quali sono i nomi dei fiumi maschili e femminili? ■ Quali sono i nomi dei monti e delle montagne maschili e femminili? ■ Si dice il Costarica o la Costa Rica? ■ Si dice il Piave o la Piave? ■ I laghi sono sempre maschili? ■ I Paesi sono maschili o femminili? ■ Il Costarica è maschile o femminile? ■ Come si può aggirare il problema delle concordanze dei nomi geografici se non si è sicuri del loro genere maschile o femminile?
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Perché diciamo la Senna ma il Tevere?
E come si fa a sapere quando un nome geografico è maschile o femminile?
La questione è molto complicata, perché se per risolvere questi dubbi nel caso dei nomi comuni si può consultare un dizionario, i nomi propri non sono invece registrati. In proposito non ci sono delle regole precise, ma esistono molte indicazioni utili per districarsi tra questi dubbi.
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Le città sono di solito femminili perché si sottintende “città”: Firenze è bella, Torino è caotica, Roma è antica. Il Cairo è invece maschile perché l’articolo fa parte integrante del nome della città, come L’Aquila, che però è femminile (Milano, in passato maschile nel dialetto meneghino – Milan l’è un gran Milan – si è adeguata).
Anche i mari sono maschili perché si sottintende: il (mare) Mediterraneo, Tirreno, Adriatico…
L’Etna, il Vesuvio e lo Stromboli sono maschili perché si sottintende il vulcano, così come l’Elba sottintende l’isola e diventa femminile (come la Corsica, la Sardegna, la Sicilia), però si dice il Giglio (come abbreviazione dell’Isola del Giglio) perché prevale il nome maschile che porta.
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Più difficile è la questione che riguarda i Paesi, per lo più femminili, ma non sempre, per esempio: il Guatemala, il Venezuela, il Canada, il Sudafrica, il Congo, il Kenia. Spinosissima è la questione della Costa Rica, che se scritta staccata come nella denominazione ufficiale è femminile (letteralmente significa “costa ricca”), ma nell’uso molto più spesso si trova scritta in una parola sola, e in questo caso prevale il maschile: il Costarica.
Lo stesso problema si riscontra per i nomi di monti e fiumi, in particolare per quelli che sono poco conosciuti, dove non è facile districarsi. Comunque la Dora Baltea, la Dora Riparia e la Secchia sono femminili come la Loira e la Senna, mentre il Po, il Lambro, il Ticino, l’Arno e il Tevere sono maschili come il Danubio.
In molti casi prevale forse l’adeguarsi istintivo alla terminazione in -a (percepito come femmnile anche se non è una regola, vedi → “Il sesso dei nomi: il genere“) e in -o (percepitocome maschile).
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Quanto al Piave, un tempo era femminile (e lo è tutt’ora nei dialetti veneti: la Piau), ma dopo la celebre canzone in cui “mormorava calmo e placido al passaggio…” si è cristallizzato definitivamente come maschile.
Allo stesso modo, il monte Bianco o Rosa, maschili (sono monti), come gli Appennini o i Pirenei; ma le Alpi e le (montagne) della Marmolada e della Maiella, come le Dolomiti, sono femminili.
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Per i laghi è tutto più semplice, perché a parte il Garda, di solito non si può omettere la parola lago e dire per esempio “il Bracciano”.
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In caso di dubbi, perciò, il consiglio è quello di scrivere sempre per esteso ciò che è sottinteso (l’iperonimo): aggiungere il fiume Ovesca o Sarca risolve ogni problema sull’articolo da utilizzare e sul suo sesso, oprattutto nel caso dei nomi che non sono universalmente conosciuti.