■ Quando i colori si concordano nel numero e nel genere e quando no? ■ Perché si dice le scarpe rosse al plurale ma le scarpe rosa al singolare? ■ Meglio dire i pantaloni marrone o i pantaloni marroni? ■ Meglio dire le scarpe arancioni o le scarpe arancione? ■ Le gradazioni dei colori, come giallo ocra, si declinano al plurale?
I colori sono perlopiù aggettivi (la mela rossa, i tavoli verdi), ma non sempre. Marrone, per esempio, non è un aggettivo da un punto storico, ma un sostantivo che indica una varietà di castagna (lo abbiamo importato dal francese marron) e solo per estensione è diventato il colore che la contraddistingue, dunque per essere precisi il “maglione marrone” significa: “il maglione color castagna”.
Perciò non si dovrebbe dire “gli stivali marroni”, ma “gli stivali marrone” (anche se ormai i dizionari registrano anche l’uso aggettivale che si declina al plurale, ma è un po’ improprio e non molto elegante).
Per questo motivo alcuni colori si concordano con il nome nel genere e nel numero (i quaderni bianchi e i cieli azzurri), e altri no: le pantofole rosa, cioè del colore della Rosa canina, e non le pantofole rose.
Anche il colore blu è invariabile, ma solo perché è un monosillabo, e come tutti i monosillabi non si volge al plurale (vedi → “Il plurale dei nomi della quarta declinazione“). Lo abbiamo importato solo nella seconda metà dell’Ottocento dal francese bleu che poi abbiamo italianizzato (ma ancora agli inizi del Novecento era più diffuso il francesismo). Precedentemente noi avevamo solo l’azzurro, il celeste (da cielo) o il turchino e il turchese, a loro volta derivati da “pietre turche” perché indicavano il colore delle pietre preziose che arrivavano dalla Turchia.
Anche arancio non si declina, si tratta di un albero e indica il colore dell’arancia (il frutto spesso impropriamente utilizzato al maschile), mentre l’aggettivo derivato che indica il color arancio sarebbe più propriamente l’arancione (preferibilmente invariabile: i pantaloni arancione, “arancioni” è un uso un po’ più popolare e meno elegante). E così non si declinano il color bordò (il colore del vino francese bordeaux), il color nocciola e una serie di colori che non hanno un proprio nome, ma fanno riferimento a cose della stessa tinta: terra di Siena, fumo di Londra, color cammello, carta da zucchero ecc. In questi casi i colori sono invariabili: le scarpe bordò, nocciola, beige, marrone, blu, viola, rosa, lilla, amaranto, indaco…
Altrettanto invariabili sono di solito le gradazioni dei colori: le scarpe possono essere gialle, rosse e verdi, ma si dice le scarpe giallo ocra, rosso cupo, verde smeraldo…