Le congiunzioni

■ Che differenza c’è tra le congiunzioni semplici e composte? ■ Che cosa sono le locuzioni congiuntive? ■ Che differenza c’è tra congiunzioni coordinanti e subordinanti? ■ Per è una preposizione o una congiunzione? ■ Come si dividono le congiunzioni coordinative? ■ Quali sono le congiunzioni copulative? ■ Quali sono le congiunzioni disgiuntive? ■ Quali sono le congiunzioni avversative? ■ Quali sono le congiunzioni dichiarative? ■ Quali sono le congiunzioni correlative? ■ Come si dividono le congiunzioni subordinative? ■ Quali sono gli esempi di frasi con le congiunzioni?

Le congiunzioni sono quelle parole, sempre invariabili, che servono a congiungere tra loro altre parole o intere frasi. Sono perciò dei connettivi, e a seconda di come sono strutturate (la loro forma) possono essere semplici o composte.

Tra le congiunzioni semplici ci sono: e, o, se, ma, però, che, dunque, anzi, quindi

E tra quelle composte le grammatiche annoverano: perché (formata da per + che), sebbene (= se + bene), seppure (= se + pure), neanche (= + anche)… Ma altre volte questa stessa funzione di connettere può avvenire non solo con queste parole semplici, ma anche con espressioni dallo stesso significato o dalla funzione analoga, e in questo caso sono classificate come locuzioni congiuntive, per esempio: come se, in modo che, tranne che, fino a che

Passando dalla loro forma alla loro funzione, un’altra distinzione fondamentale (soprattutto per l’analisi del periodo) che si può fare è quella di raggrupparle in due categorie a seconda del loro uso: le congiunzioni coordinanti e quelle subordinanti.

Le congiunzioni coordinanti (dette anche coordinative) collegano due parole o frasi che sono sullo stesso piano, per esempio:

cane e gatto (congiunzione tra parole)
compro un cane e regalo un gatto (collegamento tra due frasi indipendenti = che si reggono da sole)

sono coordinate dalla congiunzione e.

Le congiunzioni subordinanti (dette anche subordinative) congiungono invece due frasi che non sono sullo stesso piano, uno dipende dall’altro in una concatenazione che rende il secondo elemento subordinato, per esempio:

compro un cane per regalarlo a Silvia;

in questo caso il collegamento è tra una frase indipendente (che si regge da sola) e una frase dipendente dalla prima: per regalarlo non si regge da sola senza la principale (è una frase subordinata o dipendente).

Nell’esempio sopra, per che è di solito una preposizione (non una congiunzione) ha assunto il valore di congiunzione come può accadere spesso nelle forme implicite di una frase: “Corro per (= affinché, congiunzione) far presto” ha un valore finale che è diverso da: “Passo per (= attraverso) il centro”, con valore spaziale. Quindi, individuare quando una parola rientra in una certa categoria grammaticale, come sempre, dipende dal contesto. Sia le congiunzioni sia le preposizioni sono infatti dei connettivi (ma anche altre parti del discorso lo possono diventare a seconda del loro uso). Vedi anche → “Come distinguere gli avverbi da aggettivi, congunzioni e preposizioni“.

Volendo andare ancora più a fondo nelle classificazioni, le congiunzioni coordinanti vengono di solito distinte ulteriormente dalle grammatiche in varie tipologie:

copulative, congiungono due elementi: e, anche, inoltre, ancora (positive), , neppure, neanche, nemmeno (negative);
disgiuntive, separano gli elementi spesso escludendone uno: o, oppure, ovvero;
avversative, mettono in contrapposizione: ma, però, tuttavia, invece;
dichiarative o esplicative, spiegano un fatto: cioè, infatti, per esempio…;
conclusive, traggono delle conclusioni: dunque, quindi, perciò, pertanto, sicché…;
correlative, si usano per fare confronti, ma sono solo il raddoppiamento delle copulative: ee, siasia (“sia… che” è da evitare), tantoquanto, cosìcome, oraora,

Le congiunzioni subordinanti si possono invece distinguere a seconda dei rapporti logici che determinano (tempo, luogo, causa, scopo, conseguenza…), per esempio:

temporali: quando, mentre, finché, che, dopo che, prima che (es. mangio quando ho fame);
finali: finché, affinché, perché, per (mi corico per riposare);
consecutive: cosìche; tantoche, tantoda (è così bravo da saperlo);
concessive: benché, sebbene, per quanto (lavora sebbene sia malato);
condizionali: se, qualora, ove, casomai, nel caso che (vengo se mi inviti);
modali: come, siccome (ho fatto come mi hai detto);
comparative: come, nel modo che (mangia come parli);
interrogative: perché, come (dimmi perché non vieni);
dubitative: se (non so se verrò);
dichiarative: che, come (credo che tu sia nel giusto);
eccettuative o limitative: tranne che, eccetto che, a meno che, fuorché (fammi di tutto tranne il solletico).

Queste congiunzioni introducono spesso frasi subordinate che, a seconda del significato della congiunzione, danno alla frase dipendente valori diversi. Per esempio: mi tira la palla perché gli sono vicino (= causa) e mi tira la palla perché io faccia canestro (= affinché, frase finale). Dunque, nell’analisi del periodo bisogna sempre cogliere il significato e non guardare semplicemente alla singola parola slegata dal contesto.

Vedi anche
→ “E/ed, a/ad, o/od: quando usare le D eufoniche
→ “Sia… sia O sia… che? A mano a mano O mano a mano?

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