Il plurale dei nomi latini

■ Le parole in latino si volgono al plurale? ■ Meglio dire i curriculum o i curricula? ■ I medium e i media sono la stessa cosa? ■ Meglio dire i corpus o i corpora? ■ Cosa sono gli anglolatinismi? ■ È giusto dire l’opera omnia al singolare anche se significa “tutte le opere”? ■ Perché si dice gli addenda o i desiderata al plurale?

I forestierismi (le parole straniere) non si volgono al plurale (vedi → “Il plurale dei nomi stranieri“), ma anche quelle latine, si possono trattare come forestierismi?

Anche se c’è chi sostiene ancora che nel latino sia buona norma declinare le parole al plurale (e quindi non considerarlo come i forestierismi perché sarebbe la nostra lingua madre), la maggior parte delle fonti e dei dizionari moderni seguono le regole degli esotismi.

La questione è aperta e dibattuta soprattutto nel caso di curriculum (decurtazione dell’espressione più completa e corretta curriculum vitae) che si trova spesso al plurale, curricula, come fosse uno sfoggio di cultura (i dizionari riportano perlopiù che è invariabile, e lo affiancano all’italianizzazione curricolo e curricoli). Stesso discorso si può fare per i corpora, molto diffuso al posto dei corpus che però si può dire anche al singolare (una raccolta di opere o di testi).

È vero, in latino i plurali sono questi, ma perché non si dovrebbe dire i curriculum o i corpus come si dice i referendum (e non i referenda) gli ictus, i lapsus, i rebus, i bonus, gli excursus, i raptus, i virus e gli album? Lo stesso discorso si può fare per gli anglolatinismi (cioè le parole latine che ci sono arrivate attraverso l’inglese) e che non si declinano: i monitor, gli sponsor, i forum, i focus, i campus, le tariffe premium… Insomma in queste declinazioni al plurale del latino manca una logica coerente con i tantissimi esempi che rimangono invariabili. Tuttavia, c’è chi preferisce fare una distinzione tra i latinsimi moderni o derivati dall’inglese, come negli ultimi esempi, che non si dovrebbero declinare, e quelli classici che invece sarebbero da concordare al plurale: lectio magistralis e lectiones magistrales, una prescrizione non riscontrabile per esempio nello Zingarelli che definisce lectio sostantivo latino invariabile.

La questione cambia per i latinismi entrati direttamente al plurale, e in questo caso non si volgono al singolare, per esempio gli acta (relazioni, compilazioni), gli addenda (cose da aggiungere), i desiderata (desideri, richieste) e anche l’opera omnia, letteralmente “tutte le opere”, plurale, anche se in italiano l’espressione si trasforma in sostantivo femminile singolare e si dice comunemente “l’opera omnia di Virgilio”.

Un caso a parte è quello di media (che ci è arrivato però dall’inglese) al plurale, ma un medium, al singolare, ha un altro significato (è un sensitivo che ha a che fare con il paranormale, e dunque al plurale si parla dei medium), anche se dopo il celebre motto del sociologo Marshall McLuhan (1911-1980) “il medium è il messaggio” si trova ormai anche al singolare con il significato di mezzo di informazione.

Che si scrivano al singolare o al plurale, è buona norma ricordare che le parole in latino (al contrario degli altri forestierismi dove è solo una scelta possibile) si dovrebbero sempre scrivere in corsivo (vedi → “Lo stile di un testo e l’uso del corsivo“), a meno che non siano così diffuse da essere assimilate alla stregua delle parole italiane (virus, album…).

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