Lo stile di un testo e l’uso del corsivo

■ Cos’è il “rotondo” in tipografia? ■ Che differenza c’è grassetto e neretto? ■ Per evidenziare una parola è meglio il grassetto o il corsivo? ■ Quando è obbligatorio l’uso del corsivo? ■ Per citare il capitolo di un libro o un articolo di giornale si usa il corsivo? ■ Per le citazioni meglio usare il corsivo o le virgolette? ■ Si può usare il sottolineato per evidenziare le parole? ■ Si può usare il corsivo e il neretto sulla stessa parola? ■ Che differenza c’è tra maiuscolo e maiuscoletto?

A proposito di caratteri e fonti, lo stile di un testo non si riferisce al modo di scrivere in senso figurato (stile giornalistico, poetico…), ma al modo di scrivere in senso tipografico. Ogni tipologia di carattere presenta diversi stili possibili e cioè delle diverse forme per la stessa fonte: il carattere normale, detto rotondo, può diventare corsivo o grassetto (detto anche neretto).

Esiste anche il sottolineato, ma non è molto elegante e nei libri non si utilizza: per evidenziare le parole si usano solo il neretto o il corsivo.

A loro volta questi stili possiedono il maiuscolo, oltre al minuscolo, ma scrivere in maiuscolo per evidenziare una parola in una pagina non si usa mai nei libri (“buca” il testo in modo sgraziato), si tende ad evitarlo persino nelle sigle e addirittura nei titoli, dove si preferisce il minuscolo con un corpo grande in neretto.

Quando non si può fare a meno del maiuscolo è preferibile scegliere il maiuscoletto, che mantiene la differenza tra maiuscole e minuscole, ed è più aggraziato, se si vuole introdurre in qualche titolo.

Di solito il neretto si impiega per i titoli di paragrafi e sezioni, oppure all’interno del testo per evidenziare dei concetti o delle parole in modo forte e marcato. È questa la scelta più adatta.

Anche il corsivo – detto talvolta italico perché fu disegnato dal tipografo Aldo Manuzio – serve per dare risalto alle parole, ma in modo più discreto del neretto. Si può usare per esempio per riportare delle parole straniere, ma è una scelta dell’autore, non è obbligatorio, mentre si usa obbligatoriamente per indicare le parole e espressioni latine (es. l’incipit di un libro) a meno che non siano così diffuse da essere assimilate alla stregua delle parole italiane (dunque si può anche scrivere virus, referendum o album in rotondo, ma si scrive dulcis in fundo).

Talvolta il corsivo può essere usato, un po’ come le virgolette, per dare risalto a una parola o al suo suono più che al significato:

● la parola francese stage significa “tirocinio”;
● la lettera n non si impiega prima della b e viene spesso sostituita con la m (imbuto);
● nella Divina Commedia il termine Italia ricorre 11 volte.

Naturalmente il corsivo, il neretto, il maiuscolo… si possono incrociare tra loro. Se è da evitare il maiuscolo come scelta tipografica a maggior ragione è da evitare il maiuscolo + grassetto; quanto al corsivo + grassetto si usa quando non se ne può fare a meno (per esempio per marcare una parola all’interno di un testo tutto in corsivo), ma altrimenti si tende a evitare questo accostamento.

Il corsivo: quando è obbligatorio

Oltre alle citazioni latine (Deus ex machina), il corsivo si usa obbligatoriamente per indicare i titoli dei libri (I malavoglia di Verga), le testate come i periodici o i giornali (il New York Times), i titoli dei film (Amarcord di Fellini), le opere musicali (il Don Giovanni di Mozart), i titoli di dipinti o sculture (la Primavera di Botticelli, il David di Michelangelo). Per gli articoli delle riviste, le canzoni e le parti di un’opera qualunque, per es. il titolo di un capitolo di un libro, si usano invece le virgolette.

Talvolta si usa anche per le citazioni brevi all’interno di un testo al posto delle virgolette (Diceva sempre: Ricordati di me!), ma in questi casi è bene evitare di usare sia le virgolette sia il corsivo, si usa o l’uno o le altre (Diceva sempre: “Ricordati di me!“).

Oppure, quando le citazioni di un’opera altrui sono lunghe, e quindi non vengono riportate tra virgolette nel corpo del testo, ma staccate e fuori corpo, si possono trovare anche tutte in corsivo.

Quando si scrive un pezzo tutto in corsivo si inverte la prospettiva e tutto ciò che andrebbe in corsivo si trasforma in rotondo e viceversa: “Il film che il Time ha definito un capolavoro”.

Attenzione ai colori


Tra le tante opzioni, quando si scrive si possono impostare anche colori diversi dal nero predefinito (o intervenire cambiando lo sfondo bianco). Ma come nel caso della scelta del carattere il consiglio è di privilegiare la semplicità. La tentazione di usare colori o sfondi colorati rischia di creare arlecchinate di cattivo gusto, che confondono il lettore. La leggibilità di un testo è importante e, come si suol dire, “nero su bianco” è sempre la scelta più semplice e chiara. Se volete potete controllare e regolare l’intensità, per esempio utilizzare un grigio molto scuro al posto del nero può essere una scelta, se lo sapete fare. Oppure, se dovete realizzare delle scritte su sfondo scuro potete usare per il testo un colore chiaro che contrasti e sia leggibile, ma queste soluzioni richiedono un po’ di esperienza. Nello scrivere per la Rete potete impostare dei colori personalizzati per esempio per i collegamenti ipertestuali (ma che siano sempre uniformi), ma il consiglio, che vale solo per chi non è un grafico esperto, è di lasciare perdere queste scelte ardite.

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