L’accento: differenze tra parlare e scrivere

■ Gli accenti grafici coincidono con quelli tonici? ■ Si può pronunciare una parola diversamente da come indicato nel dizionario? ■ Come si fa a sapere come pronunciare e scrivere correttamente gli accenti?

La “A“, la “I” e la “U” in italiano hanno una sola pronuncia possibile.

La “E” e la “O” hanno invece ognuna due diverse pronunce possibili, aperta (è e ò) e chiusa (é e ó).

E allora come si fa, di volta in volta, a sapere quale utilizzare sia nello scrivere sia nel parlare?

Quando scriviamo l’unico problema si pone per la lettera “E” a fine parola, e infatti sulle tastiere sono presenti due caratteri distinti (è/é). Per esempio, caffè si scrive e pronuncia con la e aperta (accento grave), mentre perché si pronuncia con la e chiusa (accento acuto). In questi casi la pronuncia è indicata dall’accento grafico che coincide con l’accento tonico, dunque le cose sono più facili. Se non si sa come scrivere e pronunciare correttamente queste parole si può consultare un dizionario, anche se esistono delle indicazioni che aiutano a orientarsi (vedi → “La dizione corretta di e, o, s e z“). L’ortografia delle altre parole accentate sull’ultima sillaba (tronche), in italiano non presenta problemi, si scrivono tutte con un solo accento (e sulle tastiere ci sono solo le lettere con l’accento grave, bsta usare quello): maestà, colibrì, cucù e anche però. Dunque la “O” accentata a fine parola si scrive e pronuncia sempre aperta (accento grave).

Quando parliamo le cose sono più complicate, perché gli accenti si pronunciano ma non si scrivono e anche la “O” (come la “E“) all’interno di parola può essere detta in due modi. Ancora una volta in caso di dubbi si può consultare un dizionario, che riporta anche la pronuncia corretta di ogni parola nell’italiano “nazionale”, e seguire alcune regole e indicazioni che possono aiutare.

Bisogna però precisare che se, nello scrivere, gli accenti grafici a fine parola sono obbligatori e non si può scrivere “perché” con l’accento grave (perchè), quando parliamo, in generale, non è richiesta una dizione come indicata nel vocabolario, e tranne nel caso di attori o annunciatori che seguono la dizione sovraregionale ognuno usa la propria parlata e inflessione regionale, che non è “errata”, fa parte dell’italiano vivo che caratterizza il modo di parlare di ciascuno. Un toscano dirà istintivamente “perché”, e un lombardo “perchè”, ma questo distaccamento non è un “errore”, fa parte della lingua viva. L’italiano standard è un’astrazione che vive solo in tv, a teatro o al cinema, e spesso anche in questi contesti si trovano le varietà che contraddistinguono l’italiano “reale”.

Tuttavia, è bene sapere che una dizione corretta può cambiare il significato delle parole, e per esempio le domande da pórci (con la o chiusa, da porgere) non sono la stessa cosa delle domande da pòrci (con la o aperta), cioè da maiali.

Vedi anche
→ “Quando l’accento cambia il significato
→ “La pronuncia della O può cambiare il significato
→ “La pronuncia della E può cambiare il senso alle parole
→ “La dizione corretta di E, O, S e Z
→ “Dubbi di pronuncia

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