Caratteri speciali, simboli e faccine

■ Cosa sono i caratteri speciali? ■ Quando si devono usare i caratteri speciali? ■ Si possono sostituire i caratteri non presenti sulla tastiera come il trattino disgiuntivo con quello congiuntivo che è presente? ■ Si può scrivere E’ invece di È che non è presente sulla tastiera? ■ Cosa significa il simbolo © del copyright? ■ Cosa significa il simbolo ® dei marchi registrati? ■ Che differenza c’è tra il copyright © e il marchio registrato ®? ■ Cosa sono le losanghe? ■ Che cosa significa il simbolo di paragrafo §? ■ Cos’è la cediglia francese? ■ Cos’è la dieresi? ■ Che differenza c’è tra dieresi e Umlaut? ■ Cos’è la tilde? ■ Würstel si scrive con la u e la dieresi o senza?

Oltre ai caratteri che si trovano sulla tastiera, può capitare che ne occorrano altri che non sono presenti (come il trattino lungo, le virgolette caporale…).

Nei programmi di videoscrittura questi ultimi si trovano di solito tra i caratteri speciali o i simboli, e includono per esempio molte lettere straniere che possono ricorrere quando si scrive, nel caso di nomi o citazioni da altre lingue.

Tra i più frequenti si possono ricordare:

● la cediglia francese (ç) che davanti alle vocali rende dolce la pronuncia della “c“, e non è elegante sostituirla con una normale c, dunque meglio citare correttamente l’Académie française e non (francaise);
● la n spagnola combinata con la tilde (ñ) che conferisce un suono equivalente al nostro gn (es. il fenomeno climatico El Niño);
● la dieresi (¨ ) che caratterizza alcune vocali per esempio del tedesco (in tedesco si chiama Umlaut) e che ricorre in varie parole, come Würstel. Anche se è consuetudine traslitterarle nel nostro sistema quando sono di uso comune (scriviamo più sbrigativamente wurstel e crauti) è meglio non farlo quando si fanno citazioni precise;
● ci sono poi lettere di altri alfabeti, come quelle dell’alfabeto greco che ricorrono per esempio in matematica, alfa (α), beta (β) e così via fino a omega (in maiuscolo Ω è simbolo dell’ohm), oppure l’alef (א), la prima lettera dell’alfabeto ebraico…

Tra i simboli che è bene conoscere si può citare la c cerchiata del copyright (©), letteralmente il diritto di replica, cioè di eseguire delle copie di un’opera d’ingegno, che grosso modo corrisponde al diritto d’autore. Si può scrivere anche utilizzando le parentesi, per esempio: (C) 2019 nome***, e deve essere sempre seguita dalla data in cui l’opera è stata composta (per tutelarne la paternità da quel momento) o pubblicata e dal nome di chi ne detiene i diritti: ha lo scopo di dichiarare la proprietà intellettuale di un autore oppure o di riproduzione di un’opera di ingegno da parte di una società che l’ha acquisita.

Nel caso dei brevetti industriali o dei marchi (che non sono opere di ingegno), la proprietà e i diritti esclusivi di utilizzo di ciò che è registrato si esprimono con ®, il marchio registrato o con , letteralmente trade mark, cioè un marchio depositato o in attesa di registrazione, che si possono indicare anche tra parentesi (R) e (TM).

Ci sono poi molti altri caratteri che si trovano nei libri, per esempio le losanghe (♦) cioè i rombi che si possono utilizzare come i pallini  (●) o a volte i quadratini (■) per marcare graficamente delle porzioni di testo o degli elenchi, oppure il simbolo § che, soprattutto in passato, indicava i paragrafi dei capitoli. E poi le frecce che si possono utilizzare per i rimandi (→), e ancora un gran numero di simboli matematici √, ≠, ±…
Di volta in volta, poiché non sono presenti direttamente sulla tastiera bisogna cercare questo tipo di segni tra i simboli e i caratteri speciali.

Tra i caratteri speciali ci sono anche il trattino disgiuntivo lungo, e la “È” che serve per il maiuscolo della voce del verbo essere “è“. Quando si scrive bisogna usare questo apposito carattere che non va sostituito con l’apostrofo (E’), una forma scorretta, perché apostrofo e accento sono due segni diversi.

Le faccine

Con i caratteri si possono anche creare dei disegni, e per esempio nel linguaggio della Rete si possono trovare le faccine, emoticone (emoticon in inglese) che si usano per dare un tono alle frasi, per esempio la faccina sorridente, in inglese smile 🙂, quella triste 🙁, l’occhiolino 😉, il bacio :-*… anche se ormai i programmi traducono automaticamente queste faccine fatte con i caratteri in simboli grafici colorati.
Esistono anche faccine che invece di essere espresse orizzontalmente sono composte come si guardano: =^.^= e queste composizioni si possono spingere oltre la scrittura fino a vere e proprie creazioni artistiche fatte con i caratteri ASCII (il codice standard americano per lo scambio delle informazioni). Esistono poi anche veri e propri disegni codificati, persino animati, che si possono inserire direttamente nei testi.

Ma tutte queste nuove espressioni comunicative vivono in Rete e non si possono importare nella scrittura formale. Inserire le faccine in un libro è assolutamente fuori luogo: non si usa ed è di cattivo gusto.

Tuttavia, agli inizi del Novecento, Luigi Pirandello, anticipando le faccine dell’era internettiana scriveva:

“Le mie sopracciglia parevano sugli occhi
due accenti circonflessi ^ ^.” (Uno, nessuno e centomila).

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