I tempi dei verbi

■ Cosa sono i tempi dei verbi? ■ Quali sono i rapporti possibili tra il momento in cui si scrive e parla e quelli dell’azione espressa da un verbo? ■ Cos’è la correlazione dei tempi? ■ Che differenza c’è tra i tempi semplici e quelli composti dei verbi? ■ Quali sono i tempi dei verbi?

I verbi non esprimono solo il modo dell’azione, ne indicano anche il tempo.

Il tempo dei verbi serve a specificare quando sta avvenendo una certa azione: nel presente, nel passato o nel futuro.

Per essere più precisi: i tempi esprimono il rapporto tra il momento in cui si svolge l’azione e quello in cui si scrive o si parla.

Può essere un rapporto di:

contemporaneità (nel presente): io mangio (= adesso: nel momento in cui scrivo/parlo sto mangiando);
● di anteriorità (passato): io ho mangiato (= prima: nel momento in cui scrivo/parlo ho già finito);
● di posteriorità (futuro): io mangerò (= tra un po’: nel momento in cui scrivo non è ancora successo).

Questi rapporti possono avvenire non solo nel presente, ma anche nel passato o nel futuro, e possono riguardare due frasi in correlazione tra loro, per esempio:

ieri ho mangiato mentre andavo a casa (contemporaneità nel passato);
ieri ho mangiato quel che avevo preparato il giorno prima (anteriorità nel passato);
ieri ho mangiato la stessa cosa che mangio anche adesso (posteriorità rispetto al passato).

O ancora:

adesso mangio quel che mangerò anche domani (posteriorità rispetto al presente).

Questi esempi fanno meglio comprendere la correlazione dei tempi, cioè il rapporto temporale tra due azioni (o due frasi) che può avere tante combinazioni. Esistono infatti diversi “gradi” di passato e di futuro, che possono essere più o meno recenti o prossimi rispetto al momento in cui si parla.

Nel caso del modo indicativo, per esempio, ci sono due gradi futuro (mangerò e avrò mangiato, dunque si possono esprimere due futuri, uno più vicino e uno più lontano: mangerò dopo che sarò tornato: anteriorità nel futuro). E poi ci sono tanti gradi di passato (mangiai, mangiavo, ho mangiato, avevo mangiato ed ebbi mangiato). Ciò vale anche per il caso degli altri modi, anche se in alcuni casi i tempi sono molto meno: nel congiuntivo posso dire “se avessi mangiato”,  e “che abbia mangiato”, nel condizionale c’è solo avrei mangiati, e così via per ogni modo.

In queste forme di coniugazione, la cosa più importante è comprendere che ci sono le forme semplici, che si esprimono con una parola sola (mangiai, mangiavo) e quelle composte (ho mangiato, avevo mangiato, ebbi mangiato) che si formano con il verbo ausiliario (essere o avere a seconda dei verbi) + il participio passato.

Dopo queste premesse generali che riassumono le regole a grandi linee, ecco un riepilogo di come i tempi si combinano con i modi.

L’indicativo possiede:
il presente (amo);
i tempi passati semplici imperfetto (amavo) e passato remoto (amai) + i tempi composti passato prossimo (ho amato), trapassato prossimo (avevo amato) e trapassato remoto (ebbi amato);
il futuro semplice (amerò) e il futuro anteriore che è composto (avrò amato).

Il congiuntivo possiede:
il presente (che io ami);
l’ imperfetto, tempo semplice (che io amassi), e i tempi composti passato (che io abbia amato) e trapassato (che io avessi amato).

Il condizionale possiede:
il presente (amerei);
il passato che è composto (avrei amato).

L’imperativo possiede:
il presente (ama!).

L’infinito possiede:
il presente (amare)
il passato che è composto (avere amato).

Il gerundio possiede:
il presente (amando);
il passato che è composto (avendo amato).

Il participio possiede:
il presente (amante);
il passato (amato).

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