Il congiuntivo e i suoi tempi

■ Quando si usa il congiuntivo? ■ Quali sono i tempi del congiuntivo? ■ Quando si usa il congiuntivo presente? ■ Quando si usa il congiuntivo imperfetto? ■ Il congiuntivo imperfetto ha solo un valore passato? ■ Quando si usa il congiuntivo passato? ■ Quando si usa il congiuntivo trapassato? ■ Quali sono esempi di frasi con il congiuntivo imperfetto? ■ Quali sono esempi di frasi con il congiuntivo trapassato? ■ Quali sono esempi di frasi con il congiuntivo passato? ■ Che differenza c’è tra il congiuntivo e l’indicativo? ■ Che differenza c’è tra il congiuntivo e il condizionale? ■ Quanti tempi possiede il congiuntivo? ■ Quali sono i tempi composti del congiuntivo?

Il congiuntivo è uno dei modi più complessi, tra le forme verbali, e spesso si sbaglia, si confonde con il condizionale o genera mille dubbi, paure e insicurezze.

In linea di massima, si può dire che mentre il modo indicativo si usa per esprimere cose certe e vere (il mondo della certezza), il congiuntivo è il modo della possibilità: si usa per esprimere i dubbi e le azioni che sono possibili o impossibili.

I tempi del congiuntivo sono quattro, due semplici (presente e imperfetto) e due composti (passato e trapassato).

Presente

Il congiuntivo presente (es. che io ami) si usa per esempio:

● nelle frasi dipendenti per esprimere la contemporaneità con la principale al presente (mi fa piacere che tu vada; spero che sia giusto);
● nelle frasi indipendenti per esprimere un dubbio, un augurio o un ordine nel presente (che sia giusto? Che Dio ti aiuti! Che si inchini davanti al re!).

Imperfetto

Il congiuntivo imperfetto (es. che io amassi) si usa nelle frasi dipendenti per esempio:

● per indicare la contemporaneità al passato con la principale (ieri pensavo che tu andassi al mare);
● per un’azione anteriore a quella della principale (oggi penso che a quel tempo tu andassi a scuola);
● spesso quando nella principale c’è il condizionale (mi piacerebbe → che tu andassi; mangerei → se tu cucinassi), e sempre nel caso ci sia un condizionale di volontà o di desiderio, per cui si dice: voglio (indicativo presente) → che sia (presente), ma vorrei (o mi piacerebbe: condizionale di desiderio) → che fosse (vedi anche → “Voglio che sia ma vorrei che fosse“).

Mentre nel modo indicativo l’imperfetto ha sempre e solo un valore passato, bisogna tenere presente che nelle frasi indipendenti il congiuntivo imperfetto non ha affatto necessariamente un valore di passato, ma si può usare anche per indicare qualcosa che deve ancora realizzarsi, con un valore futuro, e può esprimere per esempio un dubbio, un augurio o un desiderio: magari vincessi il primo premio!

Passato

Il congiuntivo passato (es. che io abbia amato) si forma con il congiuntivo presente del verbo ausiliare + il participio passato, e si usa:

● nelle frasi dipendenti per indicare un’anteriorità rispetto a ciò che è espresso nella principale (penso che ieri tu sia andato al mare);
● nelle frasi indipendenti per dubbi e possibilità riferiti al passato (che ieri sia uscito?).

Trapassato

Il congiuntivo trapassato (es. che io avessi amato) si forma con il congiuntivo imperfetto del verbo ausiliare + il participio passato, e si usa:

● nelle frasi dipendenti per indicare un’azione anteriore a un’altra avvenuta nel passato (pensavo che tu fossi uscito);
● nelle frasi indipendenti per dubbi e possibilità che non si sono realizzati (magari avessi frequentato la scuola! Ah, se non avessi abbandonato la scuola!).

Vedi anche
→ “Il congiuntivo nelle frasi autonome
→ “Il congiuntivo nelle subordinate
→ “Congiuntivo: come evitare la sindrome di Fantozzi
→ “Penso che è o penso che sia? Dubbi sul congiuntivo
→ “Voglio che sia ma vorrei che fosse
→ “Congiuntivo o indicativo? Attenzione alle negazioni
→ “Condizionale: si può dire se sarebbe?”



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