Meglio scrivere “bum” o “boom”?

“Boom” è inglese ed è stato italianizzato in “bum” quando è un’onomatopea. Quando invece si parla di “boom economico” si usa di solito l’inglese.

Il suono onomatopeico di un’esplosione tipico dei fumetti in inglese è boom, ma in italiano si può scrivere meglio bum. Invece, nelle espressioni in cui la parola è usata come un forestierismo preso direttamente dall’inglese, per esempio il boom economico o il boom supersonico è maggiormente in uso scrivere la parola all’inglese, invece di adattarla.

Per approfondire il tema dei forestierismi, vedi anche → Il plurale dei nomi stranieri e Il genere dei nomi stranieri.

Si dice utènsile o utensìle?

Si dice utensìle (accento sulla “i”) quando è un nome usato da solo, mentre in funzione di aggettivo, per es. nell’espressione “macchina utensile” si dice utènsile con l’accento spostato sulla “e”.

La pronuncia più corretta di utensile usato come sostantivo e da solo (un utensile = un attrezzo) è utensìle (con l’accento tonico sulla “i”), preferibile a utènsile, diffuso ma meno giusto. Tuttavia, questa seconda forma accentata sulla “e” si usa invece quando la parola è usata in funzione di aggettivo, per es. nell’espressione una macchina utensile (pron. utènsile), anche se, oltre a questo, non ci sono molti altri esempi di uso aggettivale.

Gli utensili letteralmente sono “cose utili” e derivano dal latino utensìlia, mentre l’aggettivo latino utènsilis, con l’accento ritratto, significava “utile”.

Per un elenco delle altre parole che presentano incertezze nella dizione (edile, infido, rubrica…) → Dubbi di pronuncia.

Si può dire “i diti” al posto di “le dita”?

Le dita si usa per indicare le dita nel loro insieme (le dita della mano), ma si dice i diti indici (cioè intesi singolarmente), in questo caso non si può dire “le dita indici”.

Ci sono parole che hanno due plurali con un diverso significato, e nel caso di dito, le dita, al femminile, designano il totale e l’insieme di tutte le dita di una mano.

I diti, invece, sono i singoli diti, i mignoli, per esempio, presi separatamente (non si potrebbe dire le dita mignoli).

Dunque i due plurali non sono intercambiabili, non si può usarne uno al posto dell’altro: i loro significati divergono.

Per una tabella con altri casi → Nomi con doppio plurale e doppio significato.

Si dice “lo pneumatico” o “il pneumatico”?

La forma più corretta è lo/uno pneumatico (al plurale gli pneumatici).

Davanti al gruppo di consonanti “pn” si usano gli articoli lo (al plurale gli) e uno, dunque si dice uno pneumatico, lo pneumatico e gli pneumatici, e lo stesso vale per le pochissime altre parole che iniziano così, come pneuma o pneumotorace.

Anche se “i pneumatici” è un’espressione così diffusa che ormai passa per accettabile, in un italiano elegante e colto è meglio evitarla.

Per saperne di più → Il, lo e la: gli articoli determinativi.

Perché il plurale di valigia è valigie ma quello di provincia è province (senza la “i”)?

Se le desinenze –cia e –gia sono precedute da vocale mantengono la “i” al plurale, se prima c’è una consonante il plurale è –ce e –ge.

I plurali delle parole che terminano in -cia e -gia dipendono dalla lettera che le precede, se prima c’è una vocale il plurale mantiene la i: dunque: val-i-gie; se invece c’è una consonante, il plurale perde la i: provi-n-ce.

Queste almeno sono le forme più corrette ed eleganti, ma poiché questi errori sono molto diffusi, ormai i dizionari e qualche correttore ortografico accettano come “tollerabili” anche le forme “valige” o “provincie”, che però è sempre bene evitare in un registro elevato.

Per saperne di più → Il plurale dei nomi in -a (aran-ce e cilie-gie).

Come si fa a sapere se i nomi geografici sono maschili o femminili?

Non ci sono delle regole precise, ma esistono molte indicazioni utili per districarsi tra questi dubbi. Le città sono di solito femminili, i mari e i laghi maschili, per fiumi, monti e Paesi dipende dai casi.

Anche se non esistono regole precise per determinare il genere dei nomi geografici (che non sono riportati nei dizionari), le città sono di solito femminili perché si sottintende “città”: Venezia è bella, Milano è caotica, Roma è antica. Il Cairo è però maschile perché l’articolo fa parte integrante del nome della città.

I mari sono maschili perché si sottintende (il mare) Mediterraneo, Tirreno, Adriatico… come i laghi in cui, a parte il Garda, di solito non si può omettere la parola lago e dire per esempio “il Bracciano”.
L’Etna, il Vesuvio e lo Stromboli sono maschili perché si sottintende il vulcano, così come l’Elba sottintende l’isola e diventa femminile (come la Corsica, la Sardegna, la Sicilia), però si dice il Giglio (come abbreviazione dell’Isola del Giglio) perché prevale il nome maschile che porta. Allo stesso modo, il monte Bianco o Rosa, maschili (sono monti), come gli Appennini o i Pirenei; ma le Alpi e le (montagne) della Marmolada e della Maiella, come le Dolomiti, sono femminili.

I Paesi sono per lo più femminili, ma non sempre, per esempio: il Guatemala, il Venezuela, il Canada, il Sudafrica, il Congo, il Kenia. Lo stesso problema si riscontra per i nomi dei fiumi, in particolare per quelli che sono poco conosciuti, dove non è facile districarsi. La Dora Baltea, la Dora Riparia e la Secchia sono femminili come la Loira e la Senna, mentre il Po, il Lambro, il Ticino, l’Arno e il Tevere sono maschili come il Danubio.

In caso di dubbi, perciò, il consiglio è quello di scrivere sempre per esteso ciò che è sottinteso (l’iperonimo): aggiungere il fiume Ovesca o Sarca risolve ogni problema sull’articolo da utilizzare e sul suo sesso, soprattutto nel caso dei nomi che non sono universalmente conosciuti .

Per saperne di più → Il genere dei nomi geografici.

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