La punteggiatura

■ Quali sono i segni d’interpunzione? ■ Quali sono i segni d’interpunzione che esprimono l’intonazione? ■ Quali sono le regole che regolano la punteggiatura? ■ Quando ci vogliono gli spazi con i segni d’interpunzione? ■ Quali segni d’interpunzione richiedono di proseguire con la maiuscola?

Quando parliamo facciamo delle pause tra le parole e tra le frasi, e diamo anche un’intonazione.
Nello scrivere utilizziamo la punteggiatura per esprimere le stesse cose.

Ci sono segni che esprimono le intonazioni, per esempio il punto di domanda o quello esclamativo, e altri che hanno una funzione più logica, cioè fanno sentire le pause per separare i concetti all’interno di una frase e anche per separare le frasi all’interno del periodo, come le virgole o i punti.

Questo secondo aspetto è molto soggettivo, e come nel parlare possiamo interpretare in vari modi uno stesso discorso con pause e toni differenti, allo stesso modo nello scrivere non ci sono sempre delle regole ferree, tutto dipende dallo stile e dagli intenti di chi scrive.

L’interpunzione, perciò, non può essere codificata in modo rigido, è un’arte delicata, soggettiva, che richiede orecchio, e una buona punteggiatura può migliorare un testo e renderlo più chiaro o semplicemente più “bello”. Un punto esclamativo alla fine della frase ha la funzione di conferire enfasi all’intonazione; un punto fermo invece di una virgola ha la funzione di separare maggiormente i concetti, e per dire le stesse cose si può scegliere di costruire un periodo lungo con tante virgole (per esempio in contesti esplicativi e razionali) oppure preferire tante frasi brevi con uno stile completamente diverso (per esempio nella narrativa).

In questa soggettività, tuttavia, dei punti fermi ci sono, ed esistono degli errori oggettivi da evitare e delle prescrizioni logiche da seguire.

La prima regola riguarda gli spazi: i segni di interpunzione si attaccano alle parole di solito alla fine (ma nel caso dell’apertura delle virgolette o delle parentesi anche subito prima) e ne diventano parte integrante, dunque non richiedono spaziazioni per esempio:

disse: e non disse : (una consuetudine che si ritrova nel francese, ma non in italiano);
«esempio» e non « esempio » ;
Addio! e non Addio !

Quanto agli altri usi obbligatori, bisogna tenere presente che la punteggiatura può cambiare il senso di una frase:

il maestro dice: Pierino è un somaro

è molto diverso da:

il maestro, dice Pierino, è un somaro.

In linea di massima, dopo i segni d’interpunzione di chiusura come il punto, il punto di domanda e quello esclamativo si procede con l’iniziale maiuscola, mentre dopo quelli deboli come virgola, punto e virgola e due punti il discorso prosegue con l’iniziale minuscola, ma ci sono casi in cui le cose vanno diversamente.

Per scoprire le regole, gli errori da evitare e i consigli per un buon utilizzo della punteggiatura è bene andare a fondo vedendo come comportarsi caso per caso davanti a:

● il punto;
● la virgola;
● il punto e virgola;
● i due punti;
● il punto di domanda;
● il punto esclamativo;
● i puntini di sospensione;
● le virgolette;
● i trattini congiuntivo e disgiuntivo;
● le parentesi;
● la sbarretta (/);
● l’asterisco.

Questi articoli includono anche le norme per esempio dell’associazione delle virgole o dei punti alle virgolette (si mettono fuori o dentro?) o alle parentesi.

Bisogna poi tenere presente che oltre ai segni d’interpunzione ci sono anche altri caratteri della tastiera che è bene sapere padroneggiare, a cominciare dall’apostrofo, dagli accenti o dallo spazio (che è a tutti gli effetti un carattere da sapere usare nel giusto modo) per finire con una serie di caratteri speciali come le losanghe (♦) e tutti gli altri caratteri meno frequenti (per esempio: § che nell’editoria serve talvolta per marcare i paragrafi).

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